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Ricorso inammissibile: Cassazione e fatti di reato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6084/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte ha confermato che il confezionamento della droga in 17 dosi costituisce un valido indizio della destinazione allo spaccio e che la negazione delle attenuanti generiche, basata sulla personalità dell’imputato, è una valutazione discrezionale del giudice di merito non censurabile in questa sede se non manifestamente illogica.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il suo ruolo è quello di giudice della legge, non dei fatti. Con l’ordinanza in esame, è stato dichiarato un ricorso inammissibile perché la difesa cercava di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Suprema Corte. Questo caso, relativo a un reato in materia di stupefacenti, offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il procedimento trae origine dalla condanna di un individuo da parte della Corte d’Appello di Ancona per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, ovvero la detenzione di sostanze stupefacenti di lieve entità. L’imputato era stato trovato in possesso di una quantità di droga già suddivisa in 17 bustine, una modalità di confezionamento che, secondo i giudici di merito, indicava chiaramente la destinazione alla vendita.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando sia la valutazione sulla destinazione della sostanza sia il diniego delle circostanze attenuanti generiche, basato sui suoi precedenti penali.

Le Ragioni del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto le argomentazioni della difesa, definendo il ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, le critiche mosse alla sentenza impugnata non denunciavano vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o motivazioni manifestamente illogiche), ma si limitavano a proporre una diversa lettura delle prove. La difesa, in sostanza, chiedeva alla Cassazione di riesaminare i fatti e concludere, diversamente dai giudici di merito, che la droga fosse per uso personale e non per lo spaccio.

In secondo luogo, anche la censura relativa al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche è stata ritenuta infondata. La valutazione sulla personalità dell’imputato e sulla sua pericolosità sociale rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito e può essere sindacata in Cassazione solo a fronte di vizi logici evidenti, che nel caso di specie non sono stati riscontrati. Gli argomenti difensivi sono stati giudicati generici e meramente evocativi di presunti errori.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati. Il ruolo della Corte di Cassazione è quello di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, non di fungere da terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello era logica e ben fondata. La presenza di 17 bustine già pronte era un elemento fattuale forte a sostegno della tesi dell’accusa, rendendo ragionevole la conclusione sulla destinazione alla cessione. Pertanto, non sussisteva alcuna manifesta illogicità da censurare.

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha ribadito che il giudice di merito ha il potere discrezionale di negarle, soprattutto in presenza di precedenti penali che delineano una certa personalità dell’imputato. Contestare tale valutazione con argomentazioni generiche non è sufficiente per ottenere un annullamento della sentenza in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ha importanti implicazioni pratiche. Essa chiarisce che un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi difensive, ma deve individuare specifici errori di diritto o vizi logici macroscopici nella sentenza impugnata. La distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto è netta: la ricostruzione della vicenda spetta ai primi due gradi di giudizio. La Corte di Cassazione interviene solo per correggere gli errori nell’applicazione delle norme giuridiche, non per sostituire la propria valutazione a quella dei giudici che hanno esaminato le prove. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Per quali motivi un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile se, come in questo caso, propone motivi non consentiti dalla legge, come la richiesta di una nuova valutazione dei fatti del processo, che spetta solo ai giudici di merito. La Cassazione si limita a un controllo sulla corretta applicazione della legge (sindacato di legittimità).

Il confezionamento di droga in dosi è una prova sufficiente per l’accusa di spaccio?
Secondo l’ordinanza, la modalità di presentazione dello stupefacente, in questo caso 17 bustine già confezionate, è un elemento di prova che può ragionevolmente far propendere per la destinazione alla cessione a terzi (spaccio), piuttosto che per l’uso personale, senza che tale valutazione risulti illogica.

La negazione delle attenuanti generiche può essere contestata in Cassazione?
Sì, ma solo in casi limitati. La concessione o negazione delle attenuanti generiche è una valutazione ampiamente discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria, non se ci si limita a proporre argomentazioni generiche contro la valutazione della personalità dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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