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Ricorso inammissibile: Cassazione e fatti di merito

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per occupazione abusiva. L’imputato chiedeva una nuova valutazione dei fatti, ma la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è riesaminare le prove, confermando la condanna e il pagamento delle spese.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Quando un ricorso si limita a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, senza individuare vizi logici o giuridici, il risultato è un ricorso inammissibile. Questo caso, relativo a un’accusa di occupazione abusiva di un immobile, offre un chiaro esempio di quali siano i limiti dell’appello in sede di legittimità.

I fatti del caso: l’occupazione dell’appartamento adiacente

La vicenda giudiziaria ha origine dalla presunta occupazione illegale di un appartamento. L’imputato, legittimo assegnatario e residente di un’unità immobiliare (interno n.8), veniva accusato di aver occupato abusivamente l’appartamento confinante (interno n.9). L’occupazione sarebbe avvenuta mediante lavori di ristrutturazione, tra cui lo sfondamento di un tramezzo che collegava le due proprietà.

La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su una serie di elementi indiziari:

* La vicinanza fisica dell’imputato, che abitava nell’appartamento adiacente.
* Le ammissioni dello stesso imputato, che aveva dichiarato di essere entrato nell’appartamento n.9, sebbene sostenesse di averlo fatto solo per pulirlo.
* Lo stato dei luoghi: l’appartamento occupato era stato svuotato di tutti i mobili, una circostanza incompatibile con una semplice pulizia e chiaramente finalizzata a consentire lavori edili.
* Il fatto che l’imputato fosse l’unico beneficiario dell’operazione di sfondamento e ampliamento, senza aver fornito spiegazioni alternative credibili su chi altri avrebbe potuto eseguire i lavori.

Sulla base di questi elementi, i giudici di merito avevano concluso per la sua responsabilità penale.

I motivi del ricorso e il principio del ricorso inammissibile

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. In primo luogo, ha contestato l’errata applicazione delle norme sulla valutazione degli indizi (art. 192 cod. proc. pen.), sostenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a fondare una condanna. In secondo luogo, ha lamentato una violazione della legge penale (art. 633 cod. pen.), affermando che non vi fossero prove di una sua effettiva invasione o occupazione, come la sua presenza fisica al momento del controllo o l’attivazione di utenze a suo nome.

La Corte di Cassazione ha ritenuto entrambi i motivi manifestamente infondati, definendo il ricorso come una ‘pedissequa reiterazione’ di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La difesa, infatti, non stava evidenziando un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella sentenza impugnata, ma stava tentando di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti. Questo tipo di richiesta esula completamente dai poteri della Corte di Cassazione, rendendo il ricorso inammissibile.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che il suo compito è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza, non di sostituire la propria valutazione delle prove a quella del giudice di merito. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta, spiegando in modo esauriente perché gli indizi a carico dell’imputato fossero gravi, precisi e concordanti.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che non è consentito, in sede di Cassazione, effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto. La valutazione delle prove è riservata in via esclusiva al giudice di merito. Tentare di accreditare una ricostruzione dei fatti alternativa a quella sostenuta nella sentenza impugnata si traduce inevitabilmente in un ricorso inammissibile.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma un principio consolidato: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Non si possono introdurre nuove interpretazioni delle prove o contestare la ricostruzione dei fatti se la motivazione della sentenza d’appello è logica e priva di vizi giuridici. La conseguenza per il ricorrente è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. Questo caso serve da monito sulla necessità di formulare i ricorsi per Cassazione concentrandosi esclusivamente su questioni di diritto e non su contestazioni fattuali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza precedente, l’imputato ha chiesto alla Corte di Cassazione di riesaminare e rivalutare le prove e i fatti, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo grado e appello).

Quali prove hanno portato alla condanna per occupazione abusiva?
La condanna si è basata su una serie di indizi: l’imputato era il vicino di casa, ha ammesso di essere entrato nell’appartamento, l’immobile era stato svuotato dei mobili per lavori incompatibili con una semplice pulizia, ed egli era l’unico a beneficiare dell’ampliamento derivante dallo sfondamento del muro, senza aver fornito spiegazioni alternative.

È possibile chiedere alla Cassazione di riconsiderare come sono state interpretate le prove?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione giudica solo la legittimità, cioè la corretta applicazione delle leggi e la coerenza logica della motivazione. Un ricorso che si limita a proporre una diversa interpretazione delle prove, già valutate dal giudice di merito, è destinato ad essere dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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