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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma la pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ricorso contestava la quantificazione della pena, ma i giudici hanno ritenuto la motivazione della corte territoriale sufficiente, logica e adeguata, soprattutto riguardo l’aumento di pena basato sulla capacità a delinquere dell’imputato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Motivazione della Pena è Insindacabile

L’esito di un processo penale non si conclude sempre con la sentenza di secondo grado. Spesso, la difesa tenta un’ultima via presentando ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quando un ricorso inammissibile porta non solo alla conferma della condanna, ma anche a ulteriori sanzioni economiche per l’imputato.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari. L’oggetto della contestazione non era la colpevolezza in sé, ma il cosiddetto ‘trattamento punitivo’, ovvero la quantificazione della pena che era stata inflitta. In particolare, la difesa criticava l’aumento di pena applicato ai sensi dell’art. 81, secondo comma, del codice penale, relativo al reato continuato.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile della Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stroncato le doglianze della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, i motivi presentati non vertevano su vizi di legittimità (gli unici che la Cassazione può esaminare), ma miravano a ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda. Tale richiesta esula completamente dalle competenze della Suprema Corte. La decisione ha comportato non solo la definitiva conferma della sentenza impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Il fulcro della motivazione risiede nella valutazione del ricorso come un tentativo di rimettere in discussione l’apprezzamento discrezionale del giudice di merito. La Corte ha sottolineato che la sentenza della Corte d’Appello era sorretta da una motivazione ‘sufficiente e non illogica’ e basata su un ‘adeguato esame delle deduzioni difensive’.

I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte territoriale avesse correttamente giustificato l’aumento di pena per la continuazione del reato, basando la sua valutazione sulla ‘capacità a delinquere’ dell’imputato. Questo parametro, previsto dalla legge, consente al giudice di personalizzare la pena in base alla pericolosità e alla personalità del reo. Poiché la motivazione fornita era congrua e priva di vizi logici o giuridici, la Cassazione non aveva alcun potere di intervenire. Il ricorso, pertanto, si configurava come una mera critica alla valutazione del giudice, inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio. Non si può chiedere alla Suprema Corte di rivalutare i fatti o la congruità della pena, a meno che la motivazione del giudice di merito non sia palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Per il cittadino, ciò significa che un ricorso inammissibile non è un tentativo a costo zero. Oltre a non produrre alcun beneficio, comporta la condanna al pagamento di ulteriori somme, rendendo la posizione del condannato ancora più gravosa. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica che sappia individuare reali vizi di legittimità, evitando impugnazioni pretestuose destinate a un inevitabile fallimento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la misura della pena, un aspetto che rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse logica, sufficiente e non contestabile in sede di legittimità.

Cosa si intende per motivazione ‘sufficiente e non illogica’ della pena?
Significa che il giudice di grado inferiore ha spiegato in modo chiaro e coerente le ragioni per cui ha determinato una certa pena, basandosi su elementi concreti previsti dalla legge, come la capacità a delinquere dell’imputato, senza incorrere in contraddizioni o errori giuridici.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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