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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma la condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di argomentazioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha confermato la correttezza della qualificazione del reato, l’esclusione delle attenuanti e la congruità della pena, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta a Motivi Ripetitivi

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, ovvero un’impugnazione che non supera il vaglio preliminare di ammissibilità. Comprendere le ragioni di tale decisione è fondamentale per capire i limiti del giudizio di legittimità e l’importanza di formulare un ricorso in modo tecnicamente corretto, senza limitarsi a ripetere argomenti già sconfessati.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato dalla Corte di Appello di Palermo, decideva di presentare ricorso per Cassazione avverso la sentenza. L’obiettivo era ottenere un annullamento della pronuncia di secondo grado, contestando diversi aspetti della decisione, tra cui la qualificazione giuridica del fatto, la mancata concessione di attenuanti e la misura della pena inflitta.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza del 31 ottobre 2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello precedente: la verifica dei requisiti che un ricorso deve possedere per poter essere esaminato. Quando questi requisiti mancano, il risultato è una declaratoria di inammissibilità, che comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata e sanzioni aggiuntive per il ricorrente.

I Motivi alla Base dell’Inammissibilità del Ricorso

La Corte ha stabilito che i motivi addotti dal ricorrente non erano consentiti nella sede di legittimità. In parole semplici, il ricorso non sollevava questioni sulla corretta interpretazione o applicazione della legge, ma si limitava a riproporre le stesse critiche già avanzate e respinte dai giudici di merito. La Cassazione ha sottolineato come tali argomentazioni fossero ‘meramente riproduttivi’ di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi.

La Conferma della Valutazione di Merito

Pur dichiarando il ricorso inammissibile, la Corte ha implicitamente confermato la correttezza del lavoro dei giudici di appello, definendo le loro argomentazioni ‘giuridicamente corrette, puntuali e coerenti’. In particolare, sono stati ritenuti incensurabili i seguenti punti della sentenza di secondo grado:

1. Qualificazione del Fatto: L’esclusione dell’ipotesi di reato di lieve entità (prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti) è stata giustificata sulla base del ‘dato ponderale’, cioè la quantità della sostanza sequestrata, ritenuto elemento decisivo.
2. Mancata Concessione delle Attenuanti: La decisione di non applicare le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) e quella del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) è stata considerata ben motivata.
3. Misura della Pena: La pena inflitta è stata giudicata congrua, tenendo conto sia della riduzione già ottenuta in appello sia del fatto che si discostava minimamente dal limite minimo previsto dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del nostro sistema processuale: il ruolo della Cassazione non è quello di un terzo grado di giudizio sul fatto. La Corte non può rivalutare le prove o sostituire il proprio apprezzamento a quello dei giudici di merito. Il suo compito è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Un ricorso che, invece di denunciare vizi di legittimità (come un’errata applicazione della legge o un vizio logico manifesto della motivazione), si limita a riproporre una diversa lettura delle risultanze processuali, esula dalle competenze della Corte e viene, pertanto, dichiarato inammissibile. La pronuncia ribadisce che i motivi devono essere specifici e pertinenti al giudizio di legittimità, non una sterile ripetizione di doglianze già esaminate.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un monito importante: il ricorso per Cassazione è uno strumento tecnico che richiede argomentazioni giuridiche nuove e specifiche. La mera riproposizione di questioni di fatto già decise nei gradi di merito è una strategia destinata al fallimento. Le conseguenze di un ricorso inammissibile sono severe: la sentenza di condanna diventa irrevocabile e il ricorrente viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma significativa (in questo caso, tremila euro) alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. Questo caso evidenzia l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica specializzata, capace di individuare reali vizi di legittimità da sottoporre al vaglio della Suprema Corte.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando presenta motivi non consentiti dalla legge in sede di legittimità, come la semplice riproposizione di argomenti di fatto già valutati e respinti dai giudici di merito, senza sollevare reali questioni di diritto.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

In questo caso, perché è stata esclusa l’ipotesi di reato di lieve entità?
L’ipotesi di reato di lieve entità è stata esclusa sulla base del ‘decisivo rilievo’ attribuito al ‘dato ponderale’, ovvero alla quantità della sostanza illecita, che i giudici hanno ritenuto incompatibile con una valutazione di minore gravità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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