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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per accesso abusivo a sistema informatico e frode commerciale legati a un gran numero di biglietti della lotteria. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici, manifestamente infondati e volti a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, la condanna è stata confermata e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione non Supera il Vaglio di Ammissibilità

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione non equivale a celebrare un terzo grado di giudizio. È un’opportunità per contestare specifici errori di diritto, non per ridiscutere i fatti. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze non solo processuali ma anche economiche per il ricorrente. La vicenda riguarda una condanna per frode informatica e accesso abusivo a sistema informatico, confermata in appello e giunta al vaglio della Suprema Corte.

I Fatti alla base della Vicenda Giudiziaria

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per i reati di accesso abusivo a un sistema informatico (art. 615-ter c.p.) e frode in commercio (art. 515 c.p.), commessi in forma continuata (art. 81 cpv. c.p.). La condotta illecita era legata a un numero considerevole di biglietti della lotteria. La Corte d’Appello di Napoli aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato, spingendolo a presentare ricorso per Cassazione, basato su tre distinti motivi di doglianza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti tutti infondati, giungendo a una pronuncia di inammissibilità. Questa decisione non solo rende definitiva la condanna inflitta nei gradi di merito, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa evidente nel proporre un’impugnazione priva dei requisiti minimi di legge.

Le Motivazioni: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, evidenziando le ragioni tecniche che rendevano l’impugnazione non meritevole di un esame nel merito.

Primo Motivo: Genericità e Difetto di Confronto

Il primo motivo d’appello, con cui si contestava l’affermazione di responsabilità, è stato giudicato “del tutto generico”. La difesa si era limitata a enunciazioni assertive, senza confrontarsi specificamente con le ragioni logico-giuridiche esposte nella sentenza d’appello. In pratica, il ricorso non spiegava dove e perché i giudici di secondo grado avrebbero sbagliato nell’applicare la legge, ma si limitava a riproporre una tesi difensiva già respinta. Questo è un classico vizio che conduce a un ricorso inammissibile.

Secondo Motivo: Manifesta Infondatezza sulle Attenuanti

La difesa lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). La Corte ha ritenuto tale motivo “manifestamente infondato”, poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e logica. I giudici di merito avevano correttamente valutato gli elementi previsti dall’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere), sottolineando la concreta gravità del fatto, desunta dall’elevato numero di biglietti coinvolti. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è immune da vizi logici.

Terzo Motivo: Tenuità del Fatto e Valutazione di Merito

L’ultimo motivo riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Anche in questo caso, la Corte ha rilevato come la censura fosse “versata in fatto”. Il ricorrente chiedeva alla Cassazione un diverso apprezzamento degli elementi di prova, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva già indicato in modo coerente gli elementi (l’aver agito illecitamente su “numerosissimi biglietti”) che escludevano la particolare tenuità dell’offesa.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Un ricorso, per essere accolto, deve denunciare vizi di violazione di legge o di motivazione (illogicità, contraddittorietà), non tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove. La dichiarazione di ricorso inammissibile non solo chiude la porta a ogni speranza di riforma della sentenza, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche. È un monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna: l’appello deve essere tecnicamente rigoroso, specifico e focalizzato su reali errori giuridici, altrimenti si trasforma in un boomerang processuale ed economico.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono generici e assertivi, non si confrontano con le argomentazioni della sentenza impugnata, sono manifestamente infondati o propongono una nuova valutazione dei fatti, che è riservata ai giudici di merito.

La Corte di Cassazione può riconsiderare la decisione sulla concessione delle attenuanti generiche?
No, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Può solo verificare se la motivazione fornita per negare le attenuanti sia logica, coerente e non viziata da errori di diritto. Nel caso di specie, la motivazione basata sulla gravità del fatto è stata ritenuta corretta.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato equitativamente dalla Corte (in questo caso, tremila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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