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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per guida in stato di ebbrezza. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato, con deduzioni vaghe che richiedevano una rivalutazione del merito, non consentita in sede di legittimità. Confermata la condanna, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, delineando i confini del proprio operato e le conseguenze per chi presenta un’impugnazione priva dei requisiti di legge. Il caso riguarda una condanna per guida in stato di ebbrezza, confermata nei gradi di merito e giunta al vaglio della Suprema Corte con motivi ritenuti generici e non pertinenti.

I Fatti del Processo: Dalla Condanna all’Appello

Il procedimento ha origine da un incidente stradale avvenuto in orario notturno nel gennaio 2018. L’imputato veniva riconosciuto responsabile del reato di guida in stato di ebrezza alcolica dal Tribunale di primo grado. La sentenza veniva parzialmente riformata in appello: la Corte territoriale, pur confermando la responsabilità penale, rideterminava la pena applicando le circostanze attenuanti generiche in modo equivalente all’aggravante dell’ora notturna.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando sia una violazione di legge, in particolare dell’art. 192 del codice di procedura penale sulla valutazione della prova, sia un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non avrebbe valutato correttamente e in modo completo le prove a discarico introdotte dalla difesa.

La Valutazione del Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato l’impugnazione, dichiarando il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. La decisione si basa su un principio consolidato: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Corte non può operare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, ma deve limitarsi a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

La Genericità dei Motivi di Ricorso

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che i motivi presentati dalla difesa erano vaghi e non specifici. Anziché formulare una critica argomentata e puntuale contro le ragioni della sentenza d’appello, il ricorso si risolveva in una richiesta di riconsiderare il merito della vicenda. Questa impostazione è inammissibile, specialmente a fronte di una ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito (primo grado e appello) che sono giunte alla medesima conclusione sulla responsabilità dell’imputato.

le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è chiara e si fonda su principi procedurali fondamentali. I giudici supremi sottolineano che l’impugnazione non svolgeva la sua funzione tipica, che è quella di una critica mirata e argomentata contro la decisione precedente. Le deduzioni erano generiche e si traducevano in una sollecitazione, definita ‘inammissibile’, a compiere una nuova valutazione di merito.

La Corte ribadisce il proprio ruolo di giudice di legittimità, il cui compito non è decidere se le prove sono state interpretate ‘bene’ o ‘male’, ma se il percorso logico-giuridico seguito dal giudice di merito è esente da vizi evidenti e macroscopici. Poiché la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta congrua e logica, e il ricorso non ha evidenziato vizi specifici, è stata inevitabile la declaratoria di inammissibilità.

le conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze dirette per il ricorrente, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, non ravvisandosi un’assenza di colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato (come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186/2000), l’imputato è stato condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi per cassazione che siano tecnicamente rigorosi, specifici e focalizzati sui soli vizi di legittimità, evitando di riproporre questioni di fatto già ampiamente dibattute nei precedenti gradi di giudizio.

Perché il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. Le argomentazioni presentate erano vaghe, non specifiche e non costituivano una critica argomentata alla sentenza d’appello, ma si risolvevano in una richiesta di rivalutazione del merito dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella proposizione dell’impugnazione.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è riesaminare le prove o ricostruire i fatti, ma verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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