Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando la Genericità Costa Caro
Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un’impugnazione mal formulata. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la condanna di un imputato e condannandolo al pagamento di ulteriori spese. Vediamo insieme perché la specificità dei motivi è un requisito non negoziabile nel processo penale.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte d’Appello di Venezia, che aveva condannato un individuo per una serie di reati. Nello specifico, le accuse erano di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), lesioni personali (art. 582 c.p.) e una violazione della legge sugli stupefacenti considerata di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90).
Non accettando la decisione di secondo grado, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sperando di ottenere un annullamento della condanna.
La Decisione della Cassazione e l’analisi del ricorso inammissibile
L’esito del giudizio di legittimità è stato, tuttavia, sfavorevole al ricorrente. La Corte di Cassazione ha rigettato l’impugnazione dichiarandola inammissibile. La ragione di questa decisione non risiede in una rilettura dei fatti, ma in un vizio formale e sostanziale del ricorso stesso. I giudici hanno etichettato il motivo di appello come “manifestamente infondato oltre che generico”.
Questo significa che l’atto presentato dal difensore non individuava specifiche criticità giuridiche o vizi logici nella motivazione della sentenza d’appello, ma si limitava a una critica generale e non circostanziata.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte ha osservato che la sentenza della Corte d’Appello aveva motivato la responsabilità penale dell’imputato in maniera “logica, coerente e puntuale”. I giudici di secondo grado avevano esaminato attentamente sia la configurabilità dei reati sia l’eventuale presenza di cause di non punibilità, giungendo a conclusioni ben argomentate. Di fronte a una motivazione così strutturata, un ricorso in Cassazione non può limitarsi a esprimere un generico dissenso. Deve, al contrario, attaccare punti specifici della sentenza, dimostrando dove e perché il ragionamento del giudice sarebbe errato. Poiché il ricorso non adempiva a questo onere di specificità, è stato ritenuto inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze negative per il ricorrente. In primo luogo, la condanna è diventata definitiva. In secondo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. È un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Un ricorso generico, che non individua vizi specifici, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con un aggravio di costi per chi lo propone.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era considerato “manifestamente infondato oltre che generico”. In altre parole, non contestava in modo specifico e argomentato i punti della sentenza impugnata, ma si limitava a una critica generale.
Quali erano le accuse per cui l’imputato era stato condannato?
L’imputato era stato condannato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), lesioni personali (art. 582 c.p.) e per una violazione di lieve entità della legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90).
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente dopo questa decisione?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11257 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11257 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/04/2023 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Ritenuto che il motivo dedotto con il ricorso in relazione alla sentenza di condanna per i reati di cui agli artt. 337 e 58.2 cod. pen. nonché 73, comma 5 d.P.R. 309/90, è inammissibile perché avente ad oggetto una censura manifestamente infondata oltre che generica;
Considerato, invero, che con riferimento alla configurabilità della penale responsabilità dell’imputato e alla insussistenza di cause di non punibilità ex art. 129 cod. proc. pen., la Corte di appello ha motivato in maniera logic coerente e puntuale (cfr. pagg. 2 e 3 della sentenza impugnata).
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 16 febbraio 2024
Il Consigliere ‘estensore
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