LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. Il ricorso è stato respinto perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni del precedente appello, chiedendo una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte ha confermato la valutazione sulla sussistenza della recidiva e la congruità della pena inflitta, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta a Nuove Valutazioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7130/2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di un’impugnazione che, invece di denunciare vizi di legge, tenta di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti. Analizziamo questa pronuncia per comprendere meglio i limiti del ricorso in Cassazione e le ragioni che hanno portato alla conferma di una condanna per ricettazione.

I Fatti del Caso e il Percorso Giudiziario

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato di ricettazione (art. 648 c.p.) per aver ricevuto un’autovettura di lusso di provenienza illecita. La pena inflitta era di 4 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a una multa.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, articolando tre motivi principali:
1. Errata applicazione della legge penale e manifesta illogicità della motivazione riguardo alla responsabilità penale, basata esclusivamente sulle dichiarazioni di un testimone ritenuto inattendibile.
2. Violazione di legge in merito al mancato proscioglimento per prescrizione, a causa dell’erroneo riconoscimento della recidiva.
3. Vizio di motivazione sulla determinazione della pena, considerata eccessiva, e sul diniego delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. La decisione si fonda su argomentazioni precise che toccano tutti i punti sollevati dalla difesa.

La Critica alla Ricostruzione dei Fatti

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato aspecifico e reiterativo. La Cassazione ha chiarito che riproporre le medesime doglianze già presentate in appello, senza una critica argomentata e specifica al provvedimento impugnato, rende il ricorso inammissibile. La funzione dell’impugnazione è quella di criticare la decisione del giudice precedente, non di ignorarla. Inoltre, la Corte ha sottolineato che non rientra nei suoi poteri effettuare una rilettura degli elementi di fatto o adottare nuovi parametri di valutazione delle prove. I giudici di merito avevano già motivato in modo logico e coerente l’attendibilità del testimone chiave e la consapevolezza dell’imputato circa la provenienza illecita del veicolo.

Analisi del Ricorso Inammissibile sulla Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo alla recidiva e alla prescrizione, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha analizzato il certificato del casellario giudiziale, confutando le tesi difensive:
* Ha ribadito che l’amnistia e l’indulto non estinguono gli effetti penali della condanna, come la recidiva.
* Ha verificato che un precedente delitto non si era estinto, poiché l’imputato aveva commesso un altro reato nel quinquennio successivo alla data di irrevocabilità della sentenza.
* Ha smentito le affermazioni difensive su altri precedenti, dimostrando la loro piena valutabilità ai fini della contestazione della recidiva.
Di conseguenza, essendo la recidiva correttamente applicata, il termine di prescrizione non era decorso.

La Determinazione della Pena

Infine, la Cassazione ha respinto le censure sul trattamento sanzionatorio. Il diniego delle attenuanti generiche era stato giustificato dai giudici di merito sulla base della “intensa capacità criminale” dell’imputato, desumibile dai numerosi precedenti penali. La pena, di poco superiore al minimo edittale, era stata ritenuta congrua in relazione alla gravità del reato. La Corte ha ricordato il suo consolidato orientamento secondo cui la determinazione della pena è una valutazione complessiva e non necessita di una motivazione analitica per ogni singolo elemento, specialmente quando la pena si discosta di poco dal minimo.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione centrale della sentenza risiede nella distinzione netta tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a un riesame del compendio probatorio, chiedendo alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella, logica e congrua, dei giudici di primo e secondo grado. Questo tipo di doglianza esula dai poteri della Suprema Corte, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione, non la sua rispondenza alle aspettative della parte.

La Corte ha inoltre applicato principi consolidati in materia di recidiva, chiarendo che istituti come l’amnistia non ne elidono gli effetti, e in tema di oneri motivazionali per la determinazione della pena, confermando che una motivazione sintetica è sufficiente quando la sanzione non si discosta significativamente dai minimi di legge.

Conclusioni

Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, evidenzia l’importanza di redigere un ricorso per cassazione specifico, che individui precisi vizi di legittimità nella sentenza impugnata, evitando di riproporre questioni di fatto già ampiamente dibattute. Un ricorso generico o meramente ripetitivo si espone a una quasi certa declaratoria di inammissibilità. In secondo luogo, la sentenza conferma la rigorosa interpretazione della giurisprudenza sugli effetti dei precedenti penali e sulla discrezionalità del giudice di merito nel commisurare la pena, un potere sindacabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o arbitrio.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è generico, si limita a riproporre le stesse censure dell’appello senza criticare specificamente la sentenza impugnata, oppure quando chiede una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività che non rientra nei poteri della Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di questioni di diritto (legittimità).

L’amnistia o l’indulto cancellano i precedenti penali ai fini della recidiva?
No. Come ribadito dalla Corte, l’amnistia e l’indulto non fanno cessare gli effetti penali di una condanna, tra cui rientra la recidiva. Pertanto, un reato per cui è stata concessa amnistia o indulto può essere comunque considerato per contestare la recidiva in un procedimento successivo.

Quando il giudice deve fornire una motivazione ‘rafforzata’ per la pena inflitta?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione rafforzata, cioè più analitica e dettagliata, solo quando la pena si discosta significativamente dal minimo previsto dalla legge. Se la pena irrogata è di poco superiore al minimo edittale o al di sotto della media, è sufficiente un richiamo al criterio di adeguatezza, ritenendosi implicita la valutazione degli elementi dell’art. 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati