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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione delle misure di prevenzione e porto di oggetti atti ad offendere. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le censure erano generiche, ripetitive di quelle già presentate in appello e non si confrontavano con la logica motivazione della Corte territoriale, confermando così la condanna e le sanzioni pecuniarie.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando le Censure sono Generiche e Ripetitive

L’esito di un processo non sempre si conclude con i primi due gradi di giudizio. Spesso, la parola finale spetta alla Corte di Cassazione. Tuttavia, l’accesso a questo ultimo grado non è automatico né scontato. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di quando un ricorso inammissibile viene dichiarato tale, sottolineando l’importanza di formulare censure specifiche e pertinenti. Il caso analizzato riguarda un individuo condannato per violazione di misure di prevenzione e porto di oggetti atti ad offendere.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già sottoposto a misure di prevenzione, veniva condannato dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per diversi reati. In particolare, gli veniva contestata la violazione della prescrizione che gli imponeva di non allontanarsi dal proprio comune di residenza e il porto di uno sfollagente, rinvenuto nel suo zaino. La pena era stata rideterminata in dieci mesi di reclusione.
Ritenendo ingiusta la sentenza, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della decisione di secondo grado.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

La difesa dell’imputato ha basato il ricorso su tre principali argomenti:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo la responsabilità per il porto dello sfollagente.
2. Errata valutazione delle prove per tutti i reati contestati.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha ritenuto manifestamente infondato e generico. Questo giudizio si basa su una constatazione fondamentale: le doglianze presentate non erano altro che una pedissequa riproposizione dei motivi già avanzati e respinti dalla Corte d’Appello. Il ricorrente, infatti, non si era confrontato con la motivazione congrua, logica e precisa fornita dai giudici di secondo grado, limitandosi a ripetere le proprie tesi difensive.

Analisi sulla dichiarazione di ricorso inammissibile

La Corte Suprema ha chiarito punto per punto perché le censure non potevano essere accolte. Per quanto riguarda il possesso dello sfollagente, la Corte d’Appello aveva motivato adeguatamente, ritenendo le giustificazioni fornite dall’imputato non provate e inidonee a escludere la sua responsabilità. La Cassazione ha ribadito che tale valutazione, essendo un giudizio di fatto ben motivato, è insindacabile in sede di legittimità.
Analogamente, per la violazione della misura di prevenzione, i giudici di merito avevano correttamente rilevato la violazione oggettiva della prescrizione, considerando irrilevante la motivazione soggettiva addotta dall’imputato.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della decisione risiede nel principio secondo cui il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove e degli elementi di fatto, così come la concessione delle attenuanti generiche, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere, se esercitato in modo congruo e logico, non è soggetto a censure che mirano a una semplice rivalutazione degli elementi già esaminati.
Il ricorrente, non avendo sollevato vizi di legittimità reali (come una motivazione inesistente, contraddittoria o manifestamente illogica), ma solo un dissenso sull’apprezzamento dei fatti, ha di fatto proposto un ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: per adire la Corte di Cassazione è necessario formulare critiche specifiche alla struttura logico-giuridica della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte. Un ricorso generico o ripetitivo non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per chi lo propone.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando le censure sono manifestamente infondate, generiche, o si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove o la valutazione dei fatti?
No, la Corte ha chiarito che non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o degli elementi già considerati dal giudice di merito. Il suo compito è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non sostituire il proprio giudizio a quello delle corti precedenti.

La mancata concessione delle attenuanti generiche è sempre motivo valido di ricorso?
Non necessariamente. La decisione sulle attenuanti generiche rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Se questa decisione è esercitata in modo logico e coerente, come nel caso di specie, non può essere censurata in Cassazione solo perché l’imputato non è d’accordo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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