LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da quattro individui condannati in Appello per furto e altri reati. I motivi del ricorso, relativi alla valutazione della responsabilità e all’applicazione della pena, sono stati giudicati come una mera riproposizione di questioni già correttamente decise nei gradi di merito. Di conseguenza, la Corte non ha riesaminato il caso, confermando la condanna e imponendo ai ricorrenti il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sui limiti del giudizio di legittimità e sulle conseguenze di un ricorso inammissibile. Con questa decisione, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio nel merito. Analizziamo insieme la vicenda e le ragioni che hanno portato a questa conclusione.

I fatti del caso e l’appello

Quattro individui erano stati condannati dalla Corte d’Appello per il reato di furto, e uno di essi anche per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Ritenendo ingiusta la sentenza, hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a una serie di motivi.

I motivi del ricorso

Le doglianze sollevate dai ricorrenti erano molteplici e miravano a smontare l’impianto accusatorio confermato in secondo grado. Nello specifico, i motivi principali riguardavano:

* L’affermazione della responsabilità penale per il reato di furto (art. 624 c.p.).
* Il mancato riconoscimento della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p. (danno di speciale tenuità) come prevalente sulle aggravanti contestate.
* La mancata applicazione del minimo della pena edittale.
* Per uno dei ricorrenti, la contestazione della responsabilità anche per i reati di resistenza e lesioni (artt. 337, 582, 585 c.p.).

In sostanza, i ricorrenti chiedevano alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove e le circostanze del fatto, un’operazione tipica dei giudizi di merito (primo grado e appello).

La decisione della Corte di Cassazione: il ricorso inammissibile

La Suprema Corte, esaminati gli atti, ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili. Questa decisione non significa che la Corte abbia ritenuto i ricorrenti colpevoli nel merito, ma semplicemente che i motivi da loro proposti non potevano essere esaminati in quella sede. La Corte ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile è, quindi, un ricorso che non supera questo vaglio preliminare.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione spiegando che i ricorsi erano inammissibili perché i motivi presentati non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. I ricorrenti, infatti, non avevano evidenziato vizi di legge o difetti logici macroscopici nella motivazione della sentenza d’appello, ma si erano limitati a “replicare profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito”.

In altre parole, avevano riproposto le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, sperando in una nuova e diversa valutazione dei fatti. Questo tipo di istanza è preclusa nel giudizio di Cassazione. La Corte ha inoltre menzionato, a ulteriore sostegno della correttezza della decisione impugnata, la presenza agli atti di una querela sporta dalla persona offesa, elemento rilevante per i reati contestati.

le conclusioni

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è stata duplice. In primo luogo, la sentenza di condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva. In secondo luogo, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: il ricorso per Cassazione deve essere fondato su vizi specifici previsti dalla legge e non può essere utilizzato come un tentativo di ottenere una terza valutazione del merito della causa. La presentazione di un ricorso palesemente inammissibile comporta non solo la conferma della condanna, ma anche ulteriori oneri economici.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte ha ritenuto i ricorsi inammissibili perché i motivi presentati dagli imputati non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. Essi si limitavano a replicare censure già esaminate e respinte con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito, senza introdurre validi profili di violazione di legge.

Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Quali erano i principali motivi di doglianza presentati dagli imputati nel loro ricorso?
Gli imputati contestavano l’affermazione della loro responsabilità per il reato di furto, il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante in prevalenza sulle aggravanti, e la mancata applicazione della pena minima. Un imputato contestava anche la responsabilità per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati