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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro un’ordinanza della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, che aveva confermato un ordine di carcerazione per una pena di un anno, undici mesi e sette giorni. Il ricorso è stato giudicato generico e riproduttivo di censure già respinte, non riuscendo a criticare specificamente le motivazioni del provvedimento impugnato. La Corte ha sottolineato che la condanna per associazione a delinquere è ostativa a determinati benefici, indipendentemente dalla condanna per i reati-fine. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Impugnazione

Recentemente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso che evidenzia i criteri rigorosi per l’ammissibilità dei ricorsi, confermando la condanna di un individuo e dichiarando il suo ricorso inammissibile. Questa decisione offre spunti importanti sui requisiti formali e sostanziali che un’impugnazione deve possedere per essere esaminata nel merito. Analizziamo i dettagli di questa ordinanza per comprendere le ragioni dietro la severità della Corte e le implicazioni per chi intende contestare un provvedimento giudiziario.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato a scontare una pena residua di un anno, undici mesi e sette giorni di reclusione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza della Corte d’Assise d’Appello. Quest’ultima aveva confermato l’ordine di carcerazione emesso nei suoi confronti. Il ricorrente basava la sua impugnazione su due principali doglianze, lamentando presunte carenze motivazionali nel provvedimento impugnato e chiedendo un riesame della sua posizione esecutiva. La condanna originaria riguardava, tra l’altro, il reato di associazione a delinquere.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi che mettono in luce la manifesta infondatezza e genericità dell’impugnazione presentata.

Le Motivazioni della Decisione e il concetto di Ricorso Inammissibile

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per diverse ragioni convergenti. In primo luogo, le censure mosse dal ricorrente sono state giudicate generiche e riproduttive di argomentazioni già esaminate e respinte con motivazioni giuridicamente ineccepibili dalla Corte d’Appello. Il ricorso, infatti, non presentava una critica specifica e puntuale delle argomentazioni del provvedimento impugnato, limitandosi a riproporre le stesse questioni senza aggiungere nuovi elementi di diritto. Questo comportamento processuale trasforma il ricorso in un mero tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, funzione che non spetta alla Corte di Cassazione.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato come la condanna per il reato di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) sia di per sé ostativa alla concessione di determinati benefici penitenziari, ai sensi della normativa sull’ordinamento penitenziario (art. 4-bis). La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la pericolosità sociale insita nel reato associativo giustifica un trattamento più rigoroso, a prescindere dal fatto che l’individuo sia stato condannato anche per i singoli “reati-fine” che l’associazione si proponeva di commettere. La prospettazione del ricorrente è stata quindi giudicata in palese contrasto con le emergenze processuali e con la chiara lettera della legge.

Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione riafferma con forza un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito. Per essere ammissibile, un ricorso deve contenere censure specifiche, pertinenti e legalmente fondate, che attacchino direttamente la logica giuridica del provvedimento impugnato. La semplice riproposizione di doglianze già respinte o la formulazione di critiche generiche conducono inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La decisione serve da monito sulla necessità di redigere atti di impugnazione rigorosi e tecnicamente solidi, evitando di sovraccaricare la Suprema Corte con ricorsi palesemente infondati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure erano generiche, riproducevano doglianze già respinte dalla Corte d’Appello e non contenevano una critica specifica delle argomentazioni del provvedimento impugnato, configurandosi come un tentativo di riesame del merito.

Qual è il ruolo della condanna per associazione a delinquere nella decisione?
La condanna per associazione a delinquere è stata considerata un elemento ostativo alla concessione di determinati benefici. La Corte ha chiarito che tale condanna è rilevante di per sé, a prescindere dalla condanna per i singoli reati-fine commessi dall’associazione.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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