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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per l’utilizzo illecito di una carta di pagamento. L’impugnazione è stata respinta perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha confermato anche il diniego delle attenuanti generiche, ritenendo la decisione dei giudici di merito logica e ben motivata in base ai precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare i fatti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Questa pronuncia chiarisce i confini entro cui un imputato può contestare una condanna, sottolineando come un ricorso inammissibile sia la conseguenza inevitabile quando si tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove. Il caso in esame riguarda una condanna per l’utilizzo indebito di una carta di pagamento, confermata sia in primo grado che in appello.

I fatti del caso

Un individuo veniva condannato per il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale, ovvero l’indebito utilizzo di carte di pagamento. L’imputato era stato trovato in possesso di una carta non sua, utilizzata per effettuare rifornimenti di carburante per un veicolo nella sua disponibilità. La responsabilità penale era stata accertata grazie alla flagranza del reato e alle videoriprese che documentavano l’utilizzo della carta presso un distributore.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi principalmente su tre motivi:
1. Vizio di motivazione: Sosteneva che mancasse la prova della sua responsabilità penale, proponendo una diversa lettura dei fatti e degli elementi processuali.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il fatto che i giudici di merito non avessero applicato le circostanze attenuanti per ridurre la pena.
3. Omessa esclusione della recidiva: Contestava la valutazione della sua pregressa condotta criminosa ai fini dell’aumento di pena.

Analisi della Corte e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. I giudici hanno chiarito che il primo motivo era inaccettabile perché articolato ‘esclusivamente in fatto’. L’appellante non contestava un’errata applicazione della legge, ma cercava di convincere la Cassazione a riconsiderare le prove (come le videoriprese e la flagranza del reato) e a sostituire la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito con una propria. Questo tentativo, hanno ribadito gli Ermellini, esula completamente dai poteri della Corte di Cassazione, il cui compito è solo quello di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello ‘esaustiva e conforme alle risultanze processuali’. Essendo in presenza di una ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito che giungono alla medesima conclusione, la motivazione del giudice d’appello può legittimamente richiamare quella di primo grado. La ricostruzione dei fatti, secondo cui l’imputato utilizzava la carta per rifornire un veicolo a sua disposizione, è stata giudicata logica e priva di contraddizioni.

Anche riguardo al diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La motivazione, che faceva riferimento ai precedenti penali dell’imputato e all’assenza di elementi positivi di valutazione, è stata considerata esente da vizi logici. La Cassazione ha ricordato il principio secondo cui il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che indichi quelli ritenuti decisivi per la sua scelta. Similmente, la valutazione sulla recidiva è stata giudicata corretta, in quanto basata sull’analisi del rapporto tra il reato attuale e le condanne precedenti, come richiesto dall’art. 133 del codice penale.

Conclusioni

Questa ordinanza è un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità. Un ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un appello mascherato, dove si ridiscutono le prove. La Corte suprema interviene solo per correggere errori di diritto o motivazioni palesemente illogiche o contraddittorie. Quando un ricorso si limita a proporre una diversa lettura dei fatti, come in questo caso, la sua sorte è segnata: l’inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’appellante ha cercato di ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che sono riservate esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Cassazione giudica solo la corretta applicazione della legge (questioni di diritto).

Per quale motivo non sono state concesse le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche non sono state concesse a causa dei precedenti penali dell’imputato e dell’assenza di elementi positivi da valutare a suo favore. La Corte ha ritenuto che la motivazione dei giudici di merito su questo punto fosse completa, logica e sufficiente.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘articolato esclusivamente in fatto’?
Significa che il ricorso non contesta un errore nell’applicazione di una norma giuridica, ma propone una versione dei fatti diversa da quella accertata nelle sentenze precedenti. Questo tipo di contestazione non è permessa davanti alla Corte di Cassazione, che non può riesaminare le prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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