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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino, poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. La decisione si fonda sull’assenza di nuove critiche e sulla correttezza delle valutazioni dei giudici di merito riguardo al dolo nel reato di calunnia e all’effetto della recidiva sulla prescrizione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello è una Copia Incolla

L’ordinanza n. 24006 del 2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come il sistema giudiziario gestisca i ricorsi che non apportano nuovi elementi di discussione. Un ricorso inammissibile non è solo un atto destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Il caso in esame, deciso dalla settima sezione penale, ribadisce un principio fondamentale: non si può chiedere alla Suprema Corte di riesaminare questioni già adeguatamente risolte nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Torino con una sentenza del 20 settembre 2023, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. Le sue doglianze si concentravano su diversi aspetti, tra cui la sussistenza del dolo per il reato di calunnia, la natura della recidiva contestatagli e l’infondatezza di un’eccezione di prescrizione.

L’imputato ha tentato di rimettere in discussione le valutazioni di merito compiute dai giudici di secondo grado, sperando in un esito diverso davanti alla Suprema Corte. Tuttavia, come vedremo, la sua strategia si è rivelata infruttuosa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, quello dell’ammissibilità dell’atto stesso. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano semplicemente una riproposizione di censure già avanzate in appello, le quali erano state vagliate e respinte dai giudici di merito con motivazioni giuridicamente corrette, puntuali e prive di vizi logici.

Di conseguenza, in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su argomenti chiari e consolidati nella giurisprudenza. La motivazione principale risiede nella natura stessa del ricorso presentato, che è stato definito ‘meramente riproduttivo’.

La Mera Riproduzione dei Motivi d’Appello

Il vizio fatale del ricorso era la sua mancanza di originalità e di critica specifica contro la sentenza d’appello. Invece di contestare le argomentazioni della Corte territoriale, il ricorrente si è limitato a ripresentare le stesse obiezioni, ignorando di fatto le risposte già fornite dai giudici. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono semplicemente riproporre le medesime questioni, ma un organo di legittimità che valuta se la legge è stata applicata correttamente e se la motivazione della sentenza è logica e non contraddittoria. Un ricorso inammissibile è proprio quello che non riesce a superare questa soglia di specificità.

L’irrilevanza della Subvalenza sulla Recidiva

Un punto tecnico ma cruciale riguardava la prescrizione. L’imputato sosteneva che il reato fosse prescritto, ma la Corte ha ribadito che la recidiva contestata (specifica e infra-quinquennale) aveva interrotto i termini. È interessante notare come la Corte abbia specificato che, ai fini del calcolo della prescrizione, è irrilevante un eventuale giudizio di ‘subvalenza’ della recidiva rispetto alle attenuanti generiche. Questo significa che, anche se le attenuanti fossero state considerate prevalenti o equivalenti all’aggravante della recidiva per determinare la pena, la recidiva stessa mantiene la sua piena efficacia nell’allungare i tempi della prescrizione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito per chiunque intenda impugnare una sentenza di condanna. La presentazione di un ricorso in Cassazione deve essere ponderata e basata su vizi concreti della sentenza impugnata, non sulla semplice speranza di un riesame dei fatti. Le conseguenze di un ricorso inammissibile sono severe: non solo la condanna diventa definitiva, ma si aggiungono anche ulteriori oneri economici. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica che sappia individuare reali profili di illegittimità, evitando di intraprendere iniziative processuali destinate a un inevitabile rigetto.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è meramente riproduttivo di censure già adeguatamente vagliate e respinte dai giudici di merito, senza introdurre nuovi e specifici motivi di critica contro la sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La recidiva può impedire la prescrizione del reato?
Sì, la Corte ha confermato che la contestazione di una recidiva qualificata (specifica e infra-quinquennale) è sufficiente a impedire il maturare della prescrizione del reato, indipendentemente da un eventuale giudizio di equivalenza o prevalenza delle attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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