LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. I motivi, incentrati su una presunta illogicità della motivazione e sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto, sono stati giudicati reiterativi e manifestamente infondati. La Corte ha sottolineato che la lunga durata della condotta illecita e i precedenti specifici dell’imputata ostacolavano l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello

Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve presentare motivi validi e specifici. Un recente provvedimento ha ribadito un principio fondamentale: non basta ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo chiari insegnamenti sui requisiti di un’impugnazione efficace e sui limiti di applicabilità della non punibilità per tenuità del fatto.

I Fatti del Caso: Dall’Occupazione al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da una condanna per l’occupazione di un immobile contro la volontà del legittimo proprietario. Dopo la conferma della condanna da parte della Corte d’Appello di Napoli, l’imputata ha presentato ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza per cercare di annullare la decisione.

I Motivi del Ricorso: Logica della Motivazione e Tenuità del Fatto

La difesa ha articolato il ricorso su due pilastri:
1. Vizio di manifesta illogicità della motivazione: Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello non aveva motivato in modo adeguato e logico la sua colpevolezza.
2. Omessa applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava la mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa, ritenendo che il fatto fosse di minima gravità.

La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con una sintetica ma incisiva ordinanza, ha rigettato completamente le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non solo ha reso definitiva la condanna, ma ha anche comportato per la ricorrente l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Ritenuto Inammissibile?

L’ordinanza della Cassazione si sofferma analiticamente sulle ragioni che hanno portato a una decisione così netta, offrendo spunti di riflessione sulla tecnica processuale.

La Genericità e Reiteratività del Primo Motivo

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile perché totalmente reiterativo del motivo di appello. La Corte ha spiegato che non è sufficiente riproporre le stesse censure già esaminate e respinte nel grado precedente. Un ricorso in Cassazione deve confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte criticità, e non limitarsi a offrire una lettura alternativa del merito. La Corte d’Appello, secondo i giudici di legittimità, aveva invece motivato in modo logico e articolato, basandosi sugli esiti del sopralluogo delle forze dell’ordine che confermavano l’occupazione contro la volontà del titolare.

L’Infondatezza del Secondo Motivo e il ricorso inammissibile

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato ritenuto manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che la valutazione sulla tenuità del fatto deve basarsi sui criteri dell’art. 133 c.p. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato due elementi ostativi:
La perduranza della condotta: l’occupazione si era protratta nel tempo, anche dopo la diffida formale a rilasciare l’immobile.
I precedenti penali: la ricorrente aveva precedenti specifici per altri reati.
Questi fattori, secondo la giurisprudenza consolidata, sono sufficienti a escludere la minima offensività del fatto e, di conseguenza, a negare il beneficio della non punibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce due importanti lezioni. In primo luogo, un ricorso per cassazione deve essere redatto con rigore tecnico, evitando la semplice riproposizione di argomenti già vagliati. È necessario un dialogo critico con la sentenza impugnata, non una mera contestazione dei fatti. In secondo luogo, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto richiede un’attenta analisi della condotta complessiva e della personalità dell’imputato. La presenza di precedenti e la particolare ostinazione nel reato sono elementi che, come in questo caso, rendono tale richiesta difficilmente accoglibile, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene considerato meramente reiterativo e quindi inammissibile?
Un motivo di ricorso è considerato reiterativo quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata e risolvendosi, in sostanza, in una richiesta di nuova valutazione dei fatti.

Quali elementi possono impedire l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Secondo la decisione, elementi come la perduranza della condotta illecita (protrattasi anche dopo una formale diffida) e la presenza di precedenti penali, anche specifici, sono sufficienti per escludere la tenuità dell’offesa e negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati