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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per bancarotta fraudolenta aggravata da recidiva. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici, in quanto mere riproposizioni di censure già respinte nei gradi di merito e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti. La Corte ha confermato la corretta applicazione dell’aggravante della recidiva, motivata dalla significativa pericolosità sociale del soggetto desunta dai suoi precedenti penali. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello alla Cassazione è Generico

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione tecnica e la capacità di individuare specifici errori di diritto nella sentenza impugnata. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, ribadendo i limiti del giudizio di legittimità. Il caso analizzato riguarda una condanna per bancarotta fraudolenta, aggravata dalla recidiva, dove i motivi di appello sono stati giudicati troppo generici per essere accolti.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta, commesso nel 2015. La sua condanna era stata aggravata dalla recidiva reiterata nel quinquennio, a causa dei suoi numerosi precedenti penali. Contro la sentenza della Corte d’Appello di Firenze, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali: un presunto vizio di motivazione riguardo l’affermazione della sua responsabilità e la contestazione sull’applicazione dell’aggravante della recidiva.

I Motivi del Ricorso e il Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’analisi dei motivi presentati dal ricorrente. La Corte ha rapidamente liquidato entrambi i punti come inammissibili, evidenziando una carenza fondamentale nella loro formulazione.

La Genericità del Primo Motivo sulla Responsabilità

Il primo motivo di ricorso contestava la valutazione delle prove che avevano portato alla condanna. Tuttavia, la Corte ha osservato che le argomentazioni erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte dai giudici di merito. Il ricorrente non ha indicato specifici e decisivi travisamenti delle prove, limitandosi a sollecitare una nuova e diversa lettura del materiale probatorio. Questo tipo di richiesta è preclusa nel giudizio di legittimità, il cui scopo non è rivalutare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge.

L’Infondatezza del Secondo Motivo sulla Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo all’applicazione della recidiva, è stato giudicato generico e manifestamente infondato. Il ricorrente ha contestato l’aggravante senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza d’appello. I giudici di merito avevano, infatti, adeguatamente giustificato la scelta di applicare la recidiva, sottolineando come i numerosi precedenti dell’imputato indicassero un’accentuata colpevolezza e una maggiore pericolosità sociale. La Corte di Cassazione ha ritenuto tale ragionamento logico, congruo e in linea con i principi stabiliti dalle Sezioni Unite.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha richiamato consolidati principi giurisprudenziali. Ha ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Le doglianze devono essere specifiche e indicare con precisione il vizio di legge o di motivazione, non limitarsi a criticare genericamente l’esito del processo.

Inoltre, per quanto riguarda la recidiva, la Corte ha sottolineato che il giudice di merito ha il dovere di valutare se i precedenti penali siano concretamente sintomatici di una maggiore riprovevolezza del fatto e di una pericolosità del reo. In questo caso, la Corte d’Appello aveva compiuto tale valutazione in modo non illogico, rendendo la contestazione del ricorrente priva di fondamento.

Le Conclusioni: Le Implicazioni della Decisione

La decisione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende. Questo provvedimento serve come monito: per accedere al giudizio della Corte di Cassazione, non è sufficiente essere insoddisfatti della sentenza. È necessario formulare critiche tecniche, precise e pertinenti ai vizi tassativamente previsti dalla legge, dimostrando un errore di diritto o un’evidente illogicità nella motivazione, e non semplicemente proponendo una propria versione dei fatti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, si limitavano a riproporre censure già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio e miravano a una rivalutazione delle prove, attività non consentita nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove?
Significa che il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di un terzo grado di processo dove si riesaminano i fatti e le prove come un tribunale. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito della colpevolezza basandosi su una nuova analisi delle prove.

Perché è stata confermata l’aggravante della recidiva?
L’aggravante della recidiva è stata confermata perché la sentenza della Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata e non illogica, spiegando che le numerose condanne precedenti dell’imputato erano un chiaro indicatore di una sua accentuata colpevolezza e di una maggiore pericolosità sociale, giustificando così l’applicazione dell’aumento di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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