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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma aggravante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di un’ingente quantità di stupefacenti. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici, vaghi e meramente ripetitivi di questioni già affrontate e risolte dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, la Suprema Corte ha confermato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, ribadendo che un ricorso inammissibile non può essere basato su critiche non argomentate.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Impugnazione

Quando un processo giunge al suo ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, le regole per presentare un ricorso diventano estremamente rigorose. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione formulata in modo generico e ripetitivo sia destinata a scontrarsi con una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo principio è fondamentale per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto delle decisioni dei giudici di merito. Analizziamo come la Suprema Corte ha applicato questi criteri in un caso di traffico di stupefacenti.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia, confermata integralmente dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato era stato riconosciuto responsabile del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantità, come previsto dal Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

Nel calcolo della pena, i giudici di merito avevano considerato le attenuanti generiche come equivalenti all’aggravante contestata, procedendo poi alla diminuzione per la scelta del rito abbreviato. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre specifici motivi.

I Motivi del Ricorso e le Critiche alla Sentenza

La difesa ha articolato il suo ricorso in Cassazione su tre punti principali, cercando di smontare l’impianto accusatorio confermato in appello:

1. Errata applicazione dell’aggravante: Il primo motivo lamentava un vizio di motivazione e una violazione di legge riguardo al riconoscimento dell’aggravante dell’ingente quantità (art. 80 d.P.R. 309/1990).
2. Mancata verifica della colpa: Con il secondo motivo, si contestava la violazione dell’art. 59, comma 2, c.p., sostenendo che i giudici non avessero verificato la sussistenza dell’elemento soggettivo della colpa in relazione alla consapevolezza della grande quantità di droga detenuta.
3. Bilanciamento delle circostanze: Il terzo motivo denunciava la violazione degli artt. 133 e 62-bis c.p. e l’illogicità della motivazione per non aver concesso la prevalenza delle attenuanti generiche sull’aggravante.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha liquidato il ricorso definendolo manifestamente infondato. La decisione si basa su una valutazione preliminare della struttura stessa dell’impugnazione. Secondo i giudici, i motivi proposti erano vaghi, non specifici e, soprattutto, non assolvevano alla funzione essenziale di una “critica argomentata” avverso la sentenza impugnata.

La Suprema Corte ha sottolineato che tutti i motivi erano meramente reiterativi di questioni già sollevate nei gradi di merito e già adeguatamente risolte dalla Corte territoriale con una motivazione giudicata sufficiente e non illogica. L’impugnazione, in sostanza, non si confrontava realmente con le ragioni della decisione d’appello, ma si limitava a riproporre le stesse tesi difensive, un approccio che non è consentito nel giudizio di legittimità.

Questo atteggiamento processuale rende il ricorso inammissibile, poiché la Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove rivalutare i fatti, ma un organo che controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Conclusioni: Conseguenze e Principio di Diritto

La declaratoria di inammissibilità ha avuto conseguenze concrete per il ricorrente. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha infatti ritenuto che non vi fossero elementi per escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Il principio di diritto che emerge da questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica legale: un ricorso per Cassazione deve essere un atto di critica puntuale e argomentata contro la decisione che si intende impugnare. Non è sufficiente esprimere dissenso o riproporre le stesse argomentazioni già respinte; è necessario individuare specifici vizi di legge o di motivazione e dimostrare perché la sentenza di merito sia errata. In assenza di questo sforzo critico, il ricorso inammissibile è una conseguenza inevitabile.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, come nel caso di specie, prospetta deduzioni vaghe, non specifiche o che si limitano a ripetere questioni già adeguatamente risolte dalla corte territoriale, senza formulare una critica argomentata contro la sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

È sufficiente riproporre in Cassazione le stesse argomentazioni dei gradi precedenti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i motivi meramente reiterativi di questioni già risolte dalla corte territoriale con motivazione adeguata e logica non costituiscono un valido motivo di ricorso e portano all’inammissibilità, poiché l’impugnazione non si confronta adeguatamente con la decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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