LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce truffa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per truffa. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e ripetitivi di argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, la cui decisione era ben motivata e confermava la sentenza di primo grado. La Corte sottolinea di non poter riesaminare i fatti, ma solo la legittimità della decisione, che in questo caso era ineccepibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando Ripetere le Stesse Tesi non Paga

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile in Cassazione possa derivare dalla semplice riproposizione di argomenti già valutati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. La Suprema Corte ha ribadito i limiti del proprio sindacato, chiarendo che non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve limitarsi a una valutazione di legittimità. Il caso riguardava un imputato condannato per truffa che, anche in sede di legittimità, ha tentato di ottenere una riqualificazione del reato in insolvenza fraudolenta, senza però sollevare vizi specifici della sentenza impugnata.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di truffa (art. 640 c.p.) emessa in primo grado. La decisione veniva confermata dalla Corte d’Appello, che con una motivazione approfondita ed esaustiva convalidava la ricostruzione dei fatti e la responsabilità penale dell’imputato. Nonostante la cosiddetta ‘doppia conforme’, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: una presunta violazione degli articoli 640 e 641 del codice penale e un vizio di motivazione. Secondo la difesa, i fatti avrebbero dovuto essere inquadrati nel reato meno grave di insolvenza fraudolenta e la sentenza d’appello non avrebbe adeguatamente considerato le doglianze difensive.

Analisi del Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le pretese del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura ‘aspecifica’ dei motivi di ricorso. I giudici di legittimità hanno osservato che le argomentazioni presentate non erano altro che una pedissequa ripetizione di quelle già sollevate e rigettate in appello. La Corte territoriale, infatti, aveva già affrontato in modo ‘preciso e concludente’ le questioni relative alla ricostruzione dei fatti e all’interpretazione del materiale probatorio. Proporre nuovamente le stesse doglianze, senza individuare specifici vizi di legittimità nella sentenza d’appello, rende il ricorso privo dei requisiti minimi per essere esaminato.

La Decisione della Corte Suprema

Sulla base di queste considerazioni, la Suprema Corte ha emesso un’ordinanza di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere l’intera vicenda fattuale. Il suo compito è vigilare sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri principali. In primo luogo, la constatazione che la sentenza della Corte d’Appello era ‘esaustiva e conforme alle risultanze processuali’. I giudici d’appello avevano indicato una ‘pluralità di elementi idonei a dimostrare la penale responsabilità’ dell’imputato, con una ricostruzione dei fatti immune da censure sotto il profilo della completezza e della razionalità. In secondo luogo, la Cassazione ha ribadito che gli apprezzamenti di fatto, se non viziati da manifesta illogicità o contraddittorietà, sono ‘insindacabili in questa sede’. Citando un proprio precedente (sentenza n. 44659/2021), la Corte ha implicitamente confermato che la distinzione tra truffa e insolvenza fraudolenta era stata correttamente applicata dai giudici di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. È inutile e controproducente presentare un ricorso che si limiti a riproporre le medesime questioni di fatto già ampiamente dibattute e risolte nei gradi di merito. Per avere una possibilità di successo, il ricorso deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi di motivazione concreti e riconoscibili, come la contraddittorietà o la manifesta illogicità, e non su una diversa interpretazione delle prove. In caso contrario, l’esito più probabile è una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna a spese e sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano generici e si limitavano a ripetere le stesse doglianze già presentate e respinte in modo esauriente dalla Corte d’Appello, senza individuare specifici vizi di legittimità nella sentenza impugnata.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in questo tipo di giudizio?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti del processo, ma si limita a valutare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza dei giudici di merito. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella già effettuata.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati