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Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce i motivi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La Corte ha stabilito che un riferimento a un’ipotesi di reato meno grave nella sentenza di primo grado era un semplice “mero refuso”, data l’ingente quantità di droga (oltre 8.000 dosi). Ha inoltre ritenuto adeguata la motivazione sulla pena e ha chiarito che la richiesta di sanzione sostitutiva era superata dalla concessione della sospensione condizionale della pena, rendendo il ricorso privo di fondamento su tutti i fronti.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il “Mero Refuso” in Sentenza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre importanti chiarimenti su quando un’impugnazione può essere definita un ricorso inammissibile. Il caso riguarda un individuo condannato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, il cui ricorso è stato respinto per manifesta infondatezza dei motivi. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le logiche giuridiche applicate dai giudici di legittimità.

I Fatti del Processo

Il processo ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Trani per il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti), per la detenzione illecita di hashish e marijuana destinati allo spaccio. La Corte d’Appello di Bari, in un secondo momento, ha parzialmente riformato la sentenza, concedendo all’imputato il beneficio della sospensione condizionale della pena.

Nonostante ciò, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza:
1. Errata qualificazione giuridica: Sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente inquadrato il fatto in un’ipotesi di reato più grave rispetto a quella del primo grado, che menzionava l’ipotesi della lieve entità.
2. Vizio di motivazione sulla pena: Lamentava una motivazione carente sulla quantificazione della pena, ritenuta eccessiva.
3. Mancata motivazione sulla pena sostitutiva: Contestava l’assenza di motivazione riguardo alla richiesta di applicazione di una sanzione sostitutiva al carcere.

L’Analisi della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Vediamo nel dettaglio come ha argomentato la sua decisione.

Il Primo Motivo: L’Errata Qualificazione del Fatto e il “Mero Refuso”

La difesa sosteneva che la menzione dell’ipotesi di “lieve entità” (art. 73, comma 5) nella sentenza di primo grado dovesse prevalere. La Cassazione ha respinto questa tesi, qualificando tale riferimento come un “mero refuso”, ovvero un semplice errore materiale. La corretta qualificazione del reato come grave (commi 1 e 4) era, secondo la Corte, “inequivocabile”, data la valutazione complessiva dei fatti. In particolare, il sequestro di un quantitativo di stupefacente pari a circa 8.155 dosi medie giornaliere rendeva palesemente incompatibile l’applicazione dell’ipotesi di lieve entità.

Il Secondo Motivo: La Quantificazione della Pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte territoriale aveva confermato la pena di 4 anni di reclusione e 26.000 euro di multa, basandosi su una valutazione che la Cassazione ha ritenuto corretta e non sindacabile. La motivazione della Corte d’Appello teneva conto della gravità oggettiva del fatto e della mancata prova dello status di consumatore abituale da parte dell’imputato, giustificando così una pena superiore al minimo edittale.

Il Terzo Motivo: La Richiesta di Pena Sostitutiva

Infine, per quanto riguarda la richiesta di una sanzione sostitutiva, la Cassazione ha evidenziato un punto procedurale decisivo. La richiesta era stata avanzata in via subordinata, ovvero solo nel caso in cui non fosse stata concessa la sospensione condizionale della pena. Poiché la Corte d’Appello aveva effettivamente concesso tale beneficio, la condizione posta dalla difesa non si era verificata, rendendo di fatto superata e priva di oggetto la richiesta di pena alternativa. Di conseguenza, non vi era alcun obbligo per la Corte di motivare su un punto non più rilevante.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati. In primo luogo, il concetto di “mero refuso” permette di salvaguardare la sostanza di una decisione giudiziaria quando un errore materiale non ne inficia la logica complessiva e la volontà del giudice, chiaramente desumibile da altri elementi del provvedimento. In secondo luogo, la valutazione della pena è una prerogativa del giudice di merito, e la Cassazione può intervenire solo in caso di motivazione assente, illogica o contraddittoria, cosa non riscontrata nel caso di specie. Infine, il principio di economia processuale e la logica giuridica impongono di non decidere su istanze che sono state formulate come subordinate a una condizione che poi non si è avverata. La concessione del beneficio principale (la sospensione condizionale) ha assorbito e reso irrilevante la richiesta secondaria (la pena sostitutiva).

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce che un ricorso inammissibile è tale quando i motivi sono palesemente infondati e non mettono in discussione la coerenza e la correttezza giuridica della decisione impugnata. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito sull’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, evitando di basare le proprie argomentazioni su meri errori materiali o su richieste proceduralmente superate. Per i cittadini, chiarisce che il sistema giudiziario possiede strumenti per correggere sviste formali senza compromettere l’esito sostanziale di un processo, garantendo che le decisioni si basino sulla reale gravità dei fatti accertati.

Quando un errore in una sentenza è considerato un “mero refuso”?
Secondo questa ordinanza, un errore è un “mero refuso” quando la corretta interpretazione e qualificazione giuridica sono inequivocabilmente chiare dal resto della sentenza, in particolare dall’analisi dei fatti. Nel caso specifico, l’enorme quantità di droga rendeva evidente che non si potesse trattare di un fatto di lieve entità.

È possibile chiedere una pena sostitutiva anche se si ottiene la sospensione condizionale della pena?
No, se la richiesta di pena sostitutiva è stata presentata in via subordinata, ovvero come alternativa alla mancata concessione della sospensione condizionale. Se quest’ultima viene concessa, la richiesta subordinata perde automaticamente efficacia e il giudice non è tenuto a pronunciarsi su di essa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tutti i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati dalla Corte di Cassazione. La Corte ha stabilito che la qualificazione del reato era corretta nonostante il refuso, la motivazione sulla pena era adeguata e la questione della pena sostitutiva era stata superata dalla concessione di un altro beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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