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Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce i motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si fonda sulla natura meramente ripetitiva dei motivi di appello, sulla genericità delle censure relative alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e sull’infondatezza delle richieste di pene sostitutive, già adeguatamente motivate dalla Corte territoriale con un giudizio prognostico negativo. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta all’Appello

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione affronta un ricorso inammissibile, delineando i confini entro cui un imputato può contestare una sentenza di condanna. Comprendere le ragioni che portano a una tale decisione è fondamentale per chiunque si approcci al processo penale, poiché evidenzia l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici, pertinenti e non meramente ripetitivi.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 337 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi. Le sue doglianze si concentravano sulla presunta erroneità dell’affermazione di responsabilità, sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.) e sul diniego delle pene sostitutive.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte, con una sintetica ma incisiva ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, constatando la mancanza dei requisiti essenziali affinché il ricorso potesse essere esaminato. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

L’analisi delle motivazioni fornite dalla Corte è cruciale per comprendere i principi procedurali applicati.

Motivi Ripetitivi e Generici

Il primo motivo di ricorso, con cui si contestava la responsabilità penale, è stato liquidato come ‘meramente riproduttivo’ delle censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte territoriale aveva già risposto con argomentazioni logiche e conformi alla giurisprudenza. Presentare in Cassazione gli stessi identici argomenti, senza criticare specificamente la logica della sentenza impugnata, rende il motivo inammissibile.

La Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Anche la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stata respinta. La Corte ha ritenuto che le ‘sintetiche valutazioni’ della Corte d’Appello fossero una risposta adeguata alla ‘genericità delle deduzioni difensive’. In altre parole, se la difesa non argomenta in modo specifico e dettagliato perché il fatto dovrebbe essere considerato di particolare tenuità, non può pretendere una motivazione altrettanto dettagliata da parte del giudice.

Il Diniego delle Pene Sostitutive

Infine, per quanto riguarda le pene sostitutive, la Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già motivato il diniego. La decisione si basava su un ‘negativo giudizio prognostico’, ovvero una previsione sfavorevole sul futuro comportamento del condannato, che impediva la concessione di pene alternative al carcere. La motivazione, anche se succinta, era presente e sufficiente a giustificare la decisione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riproporre le stesse questioni di fatto già decise. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è indispensabile che i motivi siano specifici, critichino puntualmente le illogicità della sentenza impugnata e non si limitino a una generica riproposizione di argomenti già vagliati. La decisione insegna che la qualità e la specificità delle argomentazioni legali sono essenziali per superare il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano in parte meramente ripetitivi delle argomentazioni già respinte in appello, in parte troppo generici per sollecitare una motivazione dettagliata, e in parte manifestamente infondati, in quanto la Corte d’Appello aveva già adeguatamente motivato le sue decisioni.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi dell’appello?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che un motivo di ricorso che si limita a riprodurre le stesse censure già svolte in appello, senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata, è inammissibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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