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Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4662/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi di appello erano generici e non adeguatamente formulati. Il ricorrente aveva contestato l’attendibilità della persona offesa senza sollevare una valida censura di travisamento della prova. La decisione sottolinea che la critica generica alla valutazione delle prove non è sufficiente in sede di legittimità, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza n. 4662 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi in sede di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo pone fine al percorso processuale, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Il caso in esame riguarda un individuo condannato per vari reati, il cui tentativo di contestare la sentenza di appello si è scontrato con i rigorosi paletti procedurali imposti dalla legge.

I Fatti di Causa

Il ricorrente si era rivolto alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Bologna. Quest’ultima, pur dichiarando la prescrizione per un reato relativo alla normativa sulle armi (art. 4 l. 110/1975), aveva confermato la condanna per altri gravi reati, tra cui truffa (art. 640 c.p.), violenza privata (art. 610 c.p.) e lesioni personali (art. 582 c.p.). La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su un unico motivo: la presunta inattendibilità della persona offesa e la contraddittorietà delle prove a sostegno della condanna.

Il Ricorso Inammissibile e i Criteri della Cassazione

La Suprema Corte ha rapidamente liquidato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella modalità con cui la difesa ha formulato le proprie censure. Invece di muovere critiche specifiche e giuridicamente fondate alla sentenza impugnata, il ricorrente si è limitato a contestare genericamente la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito.

In particolare, la Cassazione ha evidenziato che la difesa:

1. Non ha denunciato un ‘travisamento della prova’: Non è stato dimostrato che i giudici di appello avessero letto o interpretato in modo palesemente errato un elemento probatorio decisivo.
2. Ha proposto motivi generici: La critica all’attendibilità della vittima e la presunta contraddittorietà delle prove sono state esposte in modo vago, senza un’argomentazione tecnica in grado di scalfire la logicità della motivazione della sentenza di secondo grado.
3. Ha utilizzato impropriamente la trascrizione degli atti: Il ricorso si è limitato a trascrivere due brevi passaggi della deposizione della persona offesa, una pratica che la giurisprudenza consolidata ritiene insufficiente per sostenere un valido motivo di ricorso, in quanto parcellizza gli elementi probatori senza offrire una visione d’insieme dell’errore commesso dal giudice.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del processo di legittimità: il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti come un terzo grado di giudizio, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Contestare l’attendibilità di un testimone rientra nella valutazione del merito, preclusa alla Cassazione, a meno che non si dimostri un vizio logico manifesto o un travisamento della prova.

Citando precedenti conformi, la Corte ha sottolineato che il vizio di travisamento deve essere dedotto indicando specificamente l’atto processuale travisato e dimostrando come l’errore di percezione sia stato decisivo per la condanna. Una semplice rilettura alternativa delle prove o la trascrizione di frammenti di testimonianze non sono sufficienti per configurare un valido motivo di ricorso. La palese infondatezza e genericità dei motivi ha quindi condotto a una declaratoria di inammissibilità per colpa del ricorrente, giustificando non solo la condanna alle spese processuali ma anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. È essenziale che i motivi di ricorso siano specifici, tecnicamente ineccepibili e focalizzati su vizi di legittimità, non su una nuova valutazione dei fatti. Un ricorso formulato in modo generico e irrituale è destinato a essere dichiarato inammissibile, con l’ulteriore aggravio di sanzioni pecuniarie. Questa decisione riafferma la funzione nomofilattica della Cassazione e la necessità di un approccio rigoroso e diligente nella redazione degli atti di impugnazione.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non rispetta i requisiti procedurali. Nel caso specifico, i motivi erano generici, si limitavano a contestare la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito (come l’attendibilità di un testimone) senza formulare una critica legalmente valida, come un errore di diritto o un vizio logico della motivazione.

Cosa significa contestare il ‘travisamento della prova’ in Cassazione?
Significa sostenere che il giudice di merito ha fondato la sua decisione su una prova interpretata in modo palesemente errato o distorto. Per farlo validamente, non basta trascrivere parti di testimonianze, ma occorre indicare l’atto specifico, dimostrare l’errore di percezione del giudice e spiegare perché tale errore sia stato determinante per la condanna.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se l’inammissibilità è ritenuta frutto di colpa (come in questo caso, per la palese infondatezza dei motivi), il ricorrente è condannato anche a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questa ordinanza è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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