LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per reati patrimoniali. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre questioni già valutate e a richiedere un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità. La Corte ha inoltre confermato la corretta valutazione della recidiva e il diniego delle attenuanti generiche, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta l’Appello

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una terza istanza sul merito dei fatti. La Suprema Corte ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge, non di riesaminare le prove. Un ricorso inammissibile è proprio quello che non supera questo vaglio preliminare, venendo rigettato senza entrare nel vivo della questione. L’ordinanza n. 2423/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei motivi che portano a tale esito, delineando i confini invalicabili per chi si appella al giudice di legittimità.

I Fatti del Caso: La Contestazione della Condanna

Il caso in esame riguarda un imputato condannato in primo grado e in appello per un reato previsto dall’art. 223, comma 2, n. 2 del R.D. 267/42 (bancarotta fraudolenta). L’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione, basandolo principalmente su due motivi.

Il primo motivo contestava la mancata applicazione dell’istituto della continuazione con una precedente condanna irrevocabile, sostenendo l’esistenza di un unico disegno criminoso. Il secondo motivo, invece, criticava sia il diniego delle circostanze attenuanti generiche sia l’aumento di pena applicato per la recidiva, ritenendoli ingiustificati.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha analizzato entrambi i motivi e li ha ritenuti entrambi inammissibili, confermando integralmente la sentenza della Corte d’Appello di Milano. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che limitano strettamente il campo d’azione del giudizio di legittimità.

Primo Motivo: La Mera Reiterazione delle Argomentazioni

La Corte ha qualificato il primo motivo come una semplice e pedissequa reiterazione di argomenti già presentati e respinti dalla Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che un ricorso per cassazione deve avere una funzione critica e argomentata contro la decisione impugnata, non può limitarsi a riproporre le stesse difese. Inoltre, la richiesta di riconoscere la continuazione si traduceva in un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti (come il presunto disegno criminoso unitario, lo iato temporale tra i reati e altri elementi di connessione), un’attività preclusa alla Corte di Cassazione, il cui compito non è quello di una ‘rilettura’ degli elementi di fatto, ma solo di controllare la corretta applicazione del diritto.

Secondo Motivo: La Valutazione delle Attenuanti e della Recidiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito non è tenuto a esaminare analiticamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli aspetti ritenuti decisivi. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata considerata esente da vizi logici.

Relativamente alla recidiva, la sentenza impugnata aveva correttamente evidenziato come il comportamento dell’imputato non derivasse da un singolo disegno criminoso, ma da una vera e propria ‘abitualità criminosa’ e una ‘scelta esistenziale’ orientata alla commissione sistematica di illeciti, specialmente a danno dell’Erario e dei creditori. Questa valutazione, basata sull’art. 133 c.p., è stata ritenuta una corretta applicazione dei principi giurisprudenziali.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni alla base della dichiarazione di ricorso inammissibile risiedono nella natura stessa del giudizio di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di merito. I motivi di ricorso devono essere specifici e non apparenti, devono cioè criticare puntualmente la logica giuridica della sentenza impugnata, non semplicemente riproporre le tesi difensive già sconfessate o sollecitare una diversa interpretazione delle prove. La Corte ha chiarito che tentare di ottenere una ‘rilettura’ dei fatti è un’operazione estranea ai suoi poteri. La decisione impugnata, secondo i giudici, era motivata in modo logico e coerente con i principi di diritto, sia nel negare la continuazione, sia nel valutare le attenuanti e la recidiva.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un’importante lezione per chi intende adire la Corte di Cassazione: il ricorso deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito. La conseguenza diretta di un ricorso inammissibile è non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese del procedimento e una somma di denaro a titolo di sanzione a favore della Cassa delle ammende, in questo caso quantificata in tremila euro.

Perché il primo motivo di ricorso è stato considerato inammissibile?
È stato ritenuto inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica alla sentenza impugnata. Inoltre, mirava a una rivalutazione dei fatti e delle prove, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Come ha giustificato la Corte il diniego delle attenuanti generiche e la conferma della recidiva?
La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d’appello era logica e sufficiente. Per le attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento, ma basta che si concentri su quelli decisivi. Per la recidiva, ha confermato la valutazione del giudice di merito, che aveva ravvisato una ‘abitualità criminosa’ e una ‘scelta esistenziale’ dell’imputato, e non un singolo disegno criminoso.

Qual è la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati