LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per un reato permanente. I motivi del ricorso sono stati giudicati in parte reiterativi di argomentazioni già respinte in appello e in parte manifestamente infondati. In particolare, la Corte ha escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei precedenti specifici del ricorrente e della natura protratta della condotta. Ha inoltre confermato la corretta determinazione della sanzione, basata sulla legge vigente al momento della cessazione del reato permanente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile in materia penale, delineando i confini entro cui la Corte di Cassazione può esaminare un’impugnazione. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di un imputato, condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, sulla base di motivi ritenuti ripetitivi e manifestamente infondati. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i principi applicati.

I Fatti del Caso: Dal Giudizio di Appello al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. L’imputato, condannato per un reato a carattere permanente, decideva di presentare ricorso per Cassazione affidandosi a tre distinti motivi. Con il primo, lamentava una presunta violazione dell’art. 633 del codice penale. Con il secondo, contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p. Infine, con il terzo motivo, criticava la determinazione del trattamento sanzionatorio, ritenendola erronea.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da Parte della Corte

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato i motivi proposti, ha concluso per la totale inammissibilità del ricorso. Questa decisione si fonda su una valutazione rigorosa dei requisiti che un ricorso deve possedere per superare il vaglio di legittimità. La Corte non riesamina i fatti, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile è, in sostanza, un’impugnazione che non può neppure essere discussa nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

Il provvedimento della Suprema Corte si articola su tre punti principali, corrispondenti ai motivi di ricorso presentati dalla difesa.

La Reiteratività dei Primi Due Motivi

Il primo e il secondo motivo sono stati giudicati ‘reiterativi’. Questo significa che l’imputato si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già avanzate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuove critiche o evidenziare specifici vizi logico-giuridici nella sentenza impugnata. La Cassazione non è una terza istanza di giudizio sul fatto, e la semplice riproposizione di censure già valutate non è consentita.

L’Inapplicabilità della Particolare Tenuità del Fatto

In relazione alla richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p., la Corte ha sottolineato come la decisione dei giudici di merito fosse corretta. L’imputato era gravato da molteplici precedenti penali per reati della stessa natura. Inoltre, la condotta illecita si era protratta a lungo nel tempo, un elemento che escludeva la possibilità di considerarla di ‘gravità minimale’. La non punibilità per particolare tenuità del fatto è esclusa quando il comportamento non è occasionale e l’offesa non è irrilevante.

La Corretta Determinazione della Pena per il Reato Permanente

Anche il terzo motivo è stato considerato manifestamente infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: nel reato permanente, la consumazione si protrae fino a quando cessa la condotta illecita (ad esempio, con l’allontanamento dal luogo del reato) o fino alla sentenza di condanna. Di conseguenza, il trattamento sanzionatorio deve essere determinato sulla base della legge in vigore al momento della cessazione della permanenza, come correttamente fatto dal giudice di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza conferma che il ricorso per Cassazione deve essere fondato su motivi specifici e non può risolversi in una mera riproposizione delle difese già svolte nei gradi di merito. La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la definitività della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese del procedimento e una sanzione alla Cassa delle ammende. La decisione, inoltre, chiarisce l’inapplicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in presenza di precedenti specifici e di una condotta illecita non episodica, riaffermando al contempo i criteri per l’individuazione del momento consumativo del reato permanente.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, come nel caso di specie, i motivi proposti sono una semplice ripetizione di censure già respinte nel giudizio d’appello (motivi reiterativi) o quando sono palesemente privi di fondamento giuridico.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non è stata applicata perché il ricorrente aveva numerosi precedenti penali per reati simili e la sua condotta illecita si era protratta nel tempo, elementi che, secondo la Corte, escludono la minima gravità del fatto richiesta dalla norma.

Come si stabilisce la pena per un reato permanente?
Per un reato permanente, la pena viene stabilita in base alla legge vigente nel momento in cui la condotta illecita cessa. La cessazione avviene o con un’azione volontaria del reo (es. l’allontanamento dal luogo del reato) o, in mancanza, con la sentenza di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati