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Ricorso inammissibile: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per rapina aggravata. La Corte ha stabilito che i motivi presentati erano una mera riproposizione di censure già esaminate, volte a ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Viene confermata la corretta applicazione dell’aggravante delle più persone riunite, chiarendo che è sufficiente la presenza simultanea di almeno due persone sul luogo del reato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione fissa i paletti per l’appello

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema del ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del giudizio di legittimità. Il caso riguardava due persone condannate per rapina aggravata che avevano presentato ricorso, ma la Corte Suprema ha respinto le loro istanze senza entrare nel merito della questione, sottolineando principi procedurali fondamentali.

I fatti del caso

Due soggetti, condannati nei primi due gradi di giudizio per il reato di rapina aggravata ai sensi dell’art. 628, commi 2 e 3 del codice penale, hanno proposto ricorso per Cassazione. I loro motivi di appello si concentravano su diversi punti: una presunta erronea valutazione delle prove da parte dei giudici di merito, un vizio di motivazione sulla sussistenza degli elementi del reato, una contestazione sulla configurabilità del concorso di persone e, infine, sulla mancata esclusione dell’aggravante delle ‘più persone riunite’.

L’analisi della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su un’analisi rigorosa dei motivi proposti. I giudici hanno osservato che le doglianze relative alla valutazione delle prove (art. 192 c.p.p.) non erano altro che una riproposizione di censure già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. I ricorrenti, secondo la Corte, non hanno sollevato una critica specifica contro la logicità della sentenza impugnata, ma hanno tentato di sollecitare una nuova e diversa ricostruzione dei fatti. Questa attività, tuttavia, è estranea ai poteri della Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità e non di merito.

Anche il secondo motivo, relativo al vizio di motivazione e al travisamento della prova, è stato giudicato inammissibile perché articolato su profili puramente fattuali, volti a ottenere una riconsiderazione del materiale probatorio, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

L’aggravante delle ‘più persone riunite’

Un punto di particolare interesse riguarda l’aggravante delle ‘più persone riunite’. I ricorrenti ne contestavano l’applicazione, ma la Corte ha ribadito un principio consolidato. L’aggravante sussiste quando vi è la presenza simultanea di almeno due persone nel luogo e al momento della condotta violenta o minacciosa. È irrilevante, ai fini della sua configurabilità, che la vittima percepisca effettivamente la presenza di tutti i malviventi. La semplice co-presenza fisica è sufficiente a integrare la maggiore pericolosità che la norma intende sanzionare più severamente.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. I giudici di Cassazione non possono sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente argomentata, dei tribunali che li hanno preceduti. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esaustiva e coerente (pagine 36-56 della sentenza), basata su elementi convergenti come gli accertamenti della polizia, le testimonianze e le intercettazioni. Di fronte a una motivazione priva di vizi logici o contraddizioni manifeste, il ricorso che si limita a proporre una lettura alternativa delle prove è destinato a essere dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto le censure dei ricorrenti manifestamente infondate e meramente reiterative.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per avere successo, un ricorso deve evidenziare specifici vizi di legge o di logica nella motivazione della sentenza impugnata, non limitarsi a contestare l’esito della valutazione probatoria. La decisione di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rendendo definitiva la sentenza di condanna.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, si limita a riproporre censure già esaminate e respinte nei precedenti gradi, è volto a ottenere una nuova valutazione dei fatti (attività preclusa alla Corte di legittimità) o è manifestamente infondato.

Cosa si intende per aggravante delle ‘più persone riunite’ nel reato di rapina?
Questa aggravante si configura con la presenza simultanea di almeno due persone sul luogo e nel momento in cui viene posta in essere la condotta violenta o minacciosa. Non è necessario che la persona offesa si accorga della presenza di tutti i complici.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle testimonianze fatta dal giudice di merito?
No, non se la contestazione si traduce in una richiesta di diversa valutazione del materiale probatorio. La Corte di Cassazione ha il compito di verificare la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza, ma non può riesaminare le prove per giungere a una diversa conclusione sui fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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