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Ricorso inammissibile calunnia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per calunnia avverso una sentenza di condanna. L’imputato aveva falsamente accusato un’altra persona di averlo minacciato con un’arma. Il ricorso è stato respinto poiché i motivi erano generici, volti a una nuova valutazione dei fatti (non consentita in sede di legittimità), e la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata sollevata per la prima volta in Cassazione, risultando tardiva.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Calunnia: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei rigorosi limiti entro cui si muove il giudizio della Corte di Cassazione, specialmente quando si tratta di un ricorso inammissibile calunnia. La Suprema Corte ha ribadito principi consolidati in materia di procedura penale, sottolineando come non sia possibile trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito. Analizziamo la vicenda e le ragioni giuridiche che hanno portato alla decisione.

I Fatti di Causa: Una Denuncia Palesemente Infondata

La vicenda trae origine dalla denuncia-querela sporta da un individuo, il quale sosteneva di essere stato minacciato con una pistola da un’altra persona. Sulla base di tale accusa, veniva avviato un procedimento penale. Tuttavia, le indagini e il successivo processo hanno rivelato una realtà ben diversa. La versione dell’accusatore è stata giudicata del tutto implausibile e smentita da prove concrete, portando alla sua condanna per il reato di calunnia ai sensi dell’art. 368 del codice penale.

L’Iter Giudiziario e i motivi del ricorso inammissibile per calunnia

Sia in primo grado che in appello, i giudici di merito hanno ritenuto provata la falsità dell’accusa. Le prove decisive includevano:

* Testimonianze: Nessuno dei testimoni presenti all’episodio ha mai visto una pistola in mano alla persona offesa.
* Immagini di videosorveglianza: I filmati delle telecamere mostravano l’imputato tutt’altro che spaventato. Anzi, dopo la presunta minaccia, si era avvicinato con calma alla persona che sosteneva lo avesse minacciato per chiedere spiegazioni, un comportamento giudicato incompatibile con quello di chi ha appena subito una grave intimidazione armata.

Di fronte a questa ricostruzione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali.

Primo Motivo: La Genericità della Censura

Il ricorrente ha tentato di contestare la valutazione delle prove operata dalla Corte d’Appello, riproponendo di fatto le stesse argomentazioni già respinte. Ha cercato di offrire una lettura alternativa dei fatti, ma senza individuare vizi logici o giuridici specifici nella motivazione della sentenza impugnata. Questo tipo di doglianza è tipicamente destinato all’insuccesso in Cassazione.

Secondo Motivo: La Tardiva Richiesta di Causa di Non Punibilità

In secondo luogo, l’imputato ha lamentato la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che prevede la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Anche questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato per una ragione procedurale dirimente: la questione non era mai stata sollevata nei motivi di appello e, come da giurisprudenza costante, non può essere dedotta per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che il loro ruolo non è quello di riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il compito della Cassazione è verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica, coerente e puntuale per fondare la condanna, valorizzando in modo non illogico le risultanze processuali. Il ricorso, essendo generico e volto a una non consentita rivalutazione del fatto, è stato correttamente dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa decisione riafferma due principi fondamentali del nostro sistema processuale penale. Primo, il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Non si possono riproporre questioni di fatto già ampiamente vagliate. Secondo, le questioni giuridiche, come l’applicazione di cause di non punibilità, devono seguire il corretto iter procedurale ed essere sollevate nei gradi di merito competenti. La mancata osservanza di queste regole procedurali conduce inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici e riproponevano censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Inoltre, il ricorso mirava a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione, che si limita a un controllo di legittimità e logicità della motivazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove come le testimonianze o i video?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove. Il suo compito è verificare che la sentenza impugnata sia giuridicamente corretta e che la sua motivazione sia logica e non contraddittoria. La valutazione delle prove è riservata esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Si può chiedere l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per la prima volta in Cassazione?
No, la giurisprudenza consolidata stabilisce che la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere presentata per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione se non è stata dedotta nei motivi di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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