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Ricorso inammissibile calunnia: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile per calunnia, confermando la condanna di un individuo che aveva fornito le generalità del fratello durante un controllo di polizia. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso generici e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Calunnia: Quando Fornire False Generalità Integra il Reato

La recente ordinanza della Corte di Cassazione Penale offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sulla configurabilità del reato di calunnia. Il caso analizzato conferma che un ricorso inammissibile per calunnia è la conseguenza diretta di motivi generici e volti a una rivalutazione dei fatti. Questa pronuncia ribadisce la gravità del fornire false generalità riconducibili a una persona reale durante un controllo delle forze dell’ordine.

I Fatti del Caso: L’identificazione errata durante il controllo

La vicenda processuale trae origine da un controllo di polizia durante il quale un soggetto, al fine di eludere le conseguenze legali, forniva agli agenti operanti le generalità del proprio fratello. Questa condotta ha portato alla sua condanna per il reato di calunnia, previsto dall’art. 368 del codice penale, da parte della Corte di Appello di Milano. L’imputato, infatti, aveva scientemente incolpato di un reato una persona che sapeva essere innocente (il fratello), inducendo l’autorità a procedere nei suoi confronti.

L’Impugnazione e i Motivi del Ricorso

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando la valutazione della prova di colpevolezza effettuata dai giudici di merito. I motivi del ricorso si concentravano su una presunta errata ricostruzione dell’elemento materiale e psicologico del reato di calunnia. In sostanza, la difesa mirava a ottenere una rilettura alternativa delle prove raccolte nel corso del processo.

La Valutazione della Cassazione sul ricorso inammissibile per calunnia

La Suprema Corte ha analizzato i motivi presentati, giungendo a una conclusione netta e perentoria. I giudici hanno qualificato le censure come “generiche” e “riproduttive” di argomentazioni già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte di Appello. Il ricorso, secondo la Corte, non evidenziava vizi di legittimità della sentenza impugnata, ma si limitava a proporre una diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità basandosi su principi consolidati della procedura penale. È stato ribadito che il giudizio di legittimità non costituisce un terzo grado di merito. Il suo scopo non è quello di riesaminare le prove e decidere se l’imputato sia colpevole o innocente, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente sulla sussistenza del reato di calunnia, evidenziando come la condotta dell’imputato – fornire le generalità di una persona reale e innocente – integrasse pienamente sia l’elemento oggettivo che quello soggettivo del delitto. Di fronte a una motivazione immune da vizi logico-giuridici, i motivi del ricorrente si sono rivelati un tentativo inefficace di sollecitare una nuova e non consentita valutazione del compendio probatorio. Di conseguenza, all’inammissibilità dell’impugnazione è seguita la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida due principi fondamentali. In primo luogo, sottolinea la gravità della condotta di chi fornisce false generalità riconducibili a un soggetto terzo e innocente, confermando che tale azione integra il delitto di calunnia. In secondo luogo, essa serve da monito per la redazione dei ricorsi per Cassazione: le impugnazioni devono essere fondate su specifici vizi di legge o di motivazione e non possono limitarsi a criticare genericamente l’apprezzamento dei fatti compiuto dai giudici di merito. La dichiarazione di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche, rappresenta la sanzione processuale per un’impugnazione che non rispetta i limiti imposti dal ruolo e dalla funzione della Corte di Cassazione.

Fornire alla polizia le generalità di un’altra persona reale durante un controllo costituisce reato di calunnia?
Sì, secondo la decisione della Corte di Appello confermata in questa sede, fornire le generalità di un’altra persona che si sa essere innocente (in questo caso, il proprio fratello) integra pienamente il reato di calunnia previsto dall’art. 368 c.p.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti sono stati ritenuti generici e volti a ottenere una nuova valutazione delle prove, attività che non è consentita nel giudizio di Cassazione. La Corte può solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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