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Ricorso inammissibile banconote false: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di spendita di banconote false (art. 455 c.p.). La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, considerati mere censure in fatto, e sulla manifesta infondatezza dell’argomento secondo cui l’euro non sarebbe moneta a corso legale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questo caso sottolinea l’importanza di presentare un ricorso fondato su vizi di legittimità e non su una riconsiderazione del merito.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Banconote False: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19297/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, affrontando un caso di spendita di denaro contraffatto. La pronuncia ribadisce principi consolidati in materia, evidenziando come un ricorso inammissibile per banconote false possa derivare da motivi generici o palesemente infondati. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo, dopo essere stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 455 del codice penale (spendita e circolazione di monete falsificate), ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. La Corte d’Appello di Cagliari aveva confermato la sua colpevolezza, ritenendo provata la consapevolezza dell’imputato riguardo alla falsità delle banconote e la sua abitudine a compiere tali atti illeciti. Questa conclusione era basata su circostanze specifiche che avevano insospettito la persona offesa, elementi di fatto già cristallizzati nella sentenza di primo grado.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

Il ricorrente ha basato il suo appello su tre distinti motivi. I primi due sono stati qualificati dalla Suprema Corte come censure esclusivamente “in fatto” e generiche. In sostanza, l’imputato cercava di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità, senza confrontarsi adeguatamente con la solida motivazione della sentenza impugnata.

Il terzo motivo era ancora più debole, sostenendo che l’euro non fosse la moneta avente corso legale nello Stato. Questa tesi è stata giudicata “manifestamente infondata”. Di fronte a tali argomentazioni, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile per banconote false.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato in modo chiaro e conciso le ragioni della sua pronuncia, articolandole in due punti principali.

Genericità e Natura Fattuale dei Primi Motivi

La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o la ricostruzione dei fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. I primi due motivi del ricorrente si limitavano a contestare la valutazione fattuale dei giudici di merito riguardo alla consapevolezza e all’abitualità dello spaccio, senza individuare vizi di legittimità specifici. Tali censure, essendo generiche e di puro fatto, sono state ritenute inammissibili.

Manifesta Infondatezza del Terzo Motivo sul Corso Legale dell’Euro

Il terzo motivo è stato liquidato rapidamente. I giudici hanno sottolineato come l’euro sia, senza alcun dubbio, la moneta avente corso legale in Italia. Ciò è stabilito in modo inequivocabile dal Regolamento (CE) n. 974/1998 e dalla successiva normativa nazionale di recepimento (legge n. 409 del 2001). Sostenere il contrario è un’argomentazione priva di qualsiasi fondamento giuridico, e quindi, manifestamente infondata. L’infondatezza palese di questo motivo ha contribuito in modo decisivo alla declaratoria di inammissibilità dell’intero ricorso.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito fondamentale per chi intende adire la Corte di Cassazione. Il ricorso deve essere fondato su motivi specifici che attengono a violazioni di legge o a vizi logici della motivazione, non su un generico dissenso rispetto alla decisione dei giudici di merito. La presentazione di motivi fattuali o palesemente infondati conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di 3.000,00 euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i primi due motivi erano censure generiche e di fatto, non consentite nel giudizio di Cassazione, mentre il terzo motivo, relativo al corso legale dell’euro, è stato ritenuto manifestamente infondato.

È possibile contestare la valutazione dei fatti di un processo davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Non può riesaminare le prove o la ricostruzione dei fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (euro 3.000,00) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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