LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile bancarotta: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per bancarotta semplice, poiché i motivi presentati erano generici e ripetitivi di doglianze già respinte in appello. L’ordinanza sottolinea che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica argomentata e specifica alla sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse questioni di fatto. La decisione conferma la condanna e sanziona il ricorrente con il pagamento delle spese processuali e di una multa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Bancarotta: La Specificità dei Motivi è Cruciale

Quando si impugna una sentenza, specialmente davanti alla Corte di Cassazione, non è sufficiente lamentare un’ingiustizia. È fondamentale presentare motivi di ricorso chiari, specifici e pertinenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile per bancarotta possa derivare proprio dalla genericità delle argomentazioni difensive. L’ordinanza n. 10038/2024 della Settima Sezione Penale ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge.

Il Contesto del Caso: Dalla Condanna per Bancarotta Semplice al Ricorso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imprenditore per il reato di bancarotta semplice, ai sensi dell’art. 217 del R.D. 267/1942 (Legge Fallimentare). La condanna, emessa dal Tribunale di Nola, era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Napoli.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:

1. Una presunta motivazione apparente da parte della Corte d’Appello riguardo alla sua responsabilità penale.
2. La mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, relativo alla particolare tenuità del fatto, che avrebbe potuto portare a un’esclusione della punibilità.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile per Bancarotta

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha dichiarato integralmente inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione critica della struttura stessa dei motivi presentati, giudicati inadeguati a innescare un reale controllo di legittimità.

La Genericità del Primo Motivo

Secondo i giudici, il primo motivo di ricorso non era altro che una pedissequa reiterazione delle argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello. Il ricorrente si era limitato a esprimere “mere doglianze in punto di fatto”, senza però formulare una critica argomentata e specifica contro la logica della sentenza impugnata. In altre parole, l’atto ometteva di svolgere la sua funzione tipica: quella di individuare vizi logici o giuridici nel ragionamento della Corte d’Appello. Per questo motivo, i giudici hanno qualificato i motivi come “non specifici ma soltanto apparenti”.

L’Indeterminatezza del Richiamo all’Art. 131-bis c.p.

Anche il secondo motivo, relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto, è stato giudicato generico. La Corte ha rilevato che il ricorrente non aveva indicato gli elementi concreti su cui si basava la sua richiesta, violando i requisiti prescritti dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. Di fronte a una motivazione logicamente corretta della Corte d’Appello, il ricorso non forniva al giudice dell’impugnazione gli strumenti per individuare i rilievi mossi ed esercitare il proprio sindacato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione di inammissibilità ribadendo che un ricorso per cassazione deve essere autosufficiente e specifico. Non può essere una semplice riproposizione di argomenti già esaminati, né una contestazione generica della ricostruzione dei fatti. La sentenza impugnata era stata giudicata immune da vizi logici e ben argomentata riguardo alla condotta dell’imputato. Pertanto, in assenza di critiche specifiche e pertinenti, il ricorso non poteva che essere respinto.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Evidenzia l’importanza cruciale di una difesa tecnica che non si limiti a contestare l’esito del giudizio, ma che sappia individuare e argomentare con precisione i vizi di legittimità della decisione impugnata. Un ricorso inammissibile per bancarotta o per qualsiasi altro reato comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto in questo caso con la condanna al pagamento di tremila euro in favore della cassa delle ammende. La specificità e la pertinenza dei motivi non sono mere formalità, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici, si risolvevano in una ripetizione di argomentazioni già respinte in appello e non contenevano una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, mancando quindi dei requisiti di legge.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono “non specifici ma soltanto apparenti”?
Significa che, pur essendo formalmente presentati, i motivi non assolvono alla loro funzione di critica argomentata alla sentenza, ma si limitano a essere mere lamentele sui fatti o a ripetere questioni già esaminate, senza individuare vizi logici o giuridici specifici che la Corte di Cassazione possa esaminare.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati