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Ricorso inammissibile bancarotta: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per vari reati di bancarotta, tra cui quella fraudolenta. I motivi del ricorso sono stati giudicati come tentativi di riesaminare il merito dei fatti, una funzione non consentita in sede di legittimità. La decisione sottolinea che il ricorso inammissibile bancarotta comporta, oltre alla conferma della condanna, anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Bancarotta: i Limiti dell’Appello in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12388/2024, ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità, dichiarando il ricorso inammissibile bancarotta presentato da un imprenditore. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere quando un ricorso può essere esaminato nel merito e quali sono le conseguenze di un’impugnazione che non rispetta i requisiti di legge.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imprenditore per una serie di reati fallimentari, tra cui l’inosservanza dell’obbligo di deposito delle scritture contabili, la bancarotta fraudolenta (sia documentale che patrimoniale) e la bancarotta semplice. La Corte d’Appello di Genova, pur riformando parzialmente la pena in senso più favorevole all’imputato, aveva confermato la sua responsabilità penale. L’imprenditore ha quindi deciso di presentare ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile Bancarotta

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a una conclusione netta: l’inammissibilità. Vediamo nel dettaglio perché ogni motivo è stato respinto.

Critiche sulla Responsabilità Penale: una Ricostruzione dei Fatti

I primi due motivi di ricorso contestavano l’affermazione di responsabilità per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Tuttavia, secondo la Corte, l’imputato non ha sollevato vere e proprie censure di legittimità, come la violazione di legge o un vizio logico della motivazione. Al contrario, si è limitato a proporre una ricostruzione dei fatti diversa da quella accertata dai giudici di merito, utilizzando “enunciati assertivi” senza dimostrare un effettivo travisamento della prova. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

La Questione delle Circostanze Attenuanti Generiche

Il terzo motivo riguardava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione facendo riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale e rilevando l’assenza di elementi positivi da valorizzare. L’imputato, nel suo ricorso, ha tentato di contestare questa valutazione di merito, adducendo elementi come la risalenza di un precedente penale o la definizione concordataria della procedura. La Cassazione ha chiarito che la valutazione sulla concessione delle attenuanti è un potere discrezionale del giudice di merito che, se correttamente motivato come in questo caso, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati non rientravano tra quelli consentiti dalla legge. Anziché evidenziare vizi giuridici o logici della sentenza impugnata, l’appellante ha tentato di ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio. Questo approccio è precluso nel giudizio di Cassazione. L’inammissibilità del ricorso, giudicata come evidente e quindi colpevole, ha portato alla condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante: il ricorso per Cassazione è uno strumento straordinario, destinato a correggere errori di diritto, non a rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. Un’impugnazione che si limiti a contrapporre la propria versione a quella dei giudici di merito è destinata a essere dichiarata inammissibile. La pronuncia di un ricorso inammissibile bancarotta non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi ha intrapreso un’azione legale senza fondati motivi giuridici.

Quando un ricorso in Cassazione per bancarotta viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è inammissibile quando, invece di denunciare violazioni di legge o vizi logici della motivazione, si limita a proporre una diversa ricostruzione dei fatti o una differente valutazione delle prove, attività che non sono consentite nel giudizio di legittimità.

È sufficiente non essere d’accordo con la valutazione del giudice di merito per vincere in Cassazione?
No, non è sufficiente. Il ricorso per Cassazione deve basarsi su specifici motivi di diritto. Contestare semplicemente l’apprezzamento dei fatti o delle prove da parte del giudice, senza dimostrare un errore palese come il travisamento della prova, non costituisce un motivo valido per l’accoglimento del ricorso.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se l’inammissibilità è ritenuta evidente e quindi dovuta a colpa del ricorrente, la Corte lo condanna anche al pagamento di una somma in denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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