Ricorso Inammissibile per Bancarotta: Quando Ripetere gli Stessi Motivi Porta alla Condanna
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: la mera riproposizione dei motivi di appello rende il ricorso inammissibile. Questo caso riguarda un imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta, il cui tentativo di contestare la sentenza di secondo grado si è scontrato con la rigorosa valutazione di ammissibilità della Suprema Corte.
I Fatti del Processo
Un imprenditore veniva condannato dalla Corte di Appello di Torino per una serie di reati fallimentari, tra cui la bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e da operazioni dolose. Nonostante la corte territoriale avesse concesso una riduzione della pena grazie a un più favorevole bilanciamento delle circostanze, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo di doglianza.
Il Motivo del Ricorso: La Contestazione del Dolo Specifico
L’unica censura mossa dall’imputato alla sentenza di secondo grado riguardava la sussistenza del dolo specifico nel reato di bancarotta fraudolenta documentale. In sostanza, la difesa sosteneva che l’imprenditore non avesse agito con l’intenzione specifica di recare pregiudizio ai creditori attraverso la gestione delle scritture contabili. Questo elemento soggettivo è cruciale per la configurazione del reato contestato.
La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione ha analizzato il motivo del ricorso e lo ha dichiarato inammissibile senza neanche entrare nel merito della questione. La ragione di tale drastica decisione risiede nel fatto che l’argomento presentato era una semplice e pedissequa riproduzione di quanto già ampiamente discusso e respinto dalla Corte di Appello.
Le Motivazioni della Cassazione
I giudici di legittimità hanno osservato che la Corte territoriale aveva già affrontato in modo esauriente la questione del dolo, fornendo motivazioni corrette e giuridicamente fondate (citate alle pagine 4 e 5 della sentenza d’appello) per disattendere la tesi difensiva. Il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio, dove riesaminare i fatti già accertati. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.
Un ricorso che si limita a riproporre le stesse questioni di fatto, senza individuare specifici vizi di legittimità nella decisione del giudice precedente, è considerato privo dei requisiti minimi per essere esaminato. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità dell’impugnazione, condannando il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Conclusioni: L’Importanza di un Ricorso Specifico e non Ripetitivo
Questa pronuncia rappresenta un importante monito per la prassi legale. Per avere una possibilità di successo in Cassazione, un ricorso deve essere specifico, puntuale e deve attaccare i profili di illegittimità della sentenza impugnata, non limitarsi a una sterile ripetizione di argomenti già vagliati e respinti. La decisione conferma che la genericità e la ripetitività delle censure conducono inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche negative per l’imputato, che vede così confermata in via definitiva la propria condanna.
Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era una mera riproduzione di profili di censura già ampiamente esaminati e respinti dalla Corte di Appello, senza sollevare nuovi o specifici vizi di legittimità della sentenza impugnata.
Qual era l’argomento principale del ricorrente?
L’argomento principale del ricorrente era la contestazione della sussistenza del dolo specifico, un elemento psicologico richiesto per l’integrazione del delitto di bancarotta fraudolenta documentale.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36976 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36976 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 25/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a PINEROLO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 08/01/2024 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che l’imputato COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di Torino che ne ha confermato la condanna per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e da operazioni dolose, procedendo, però, a una sensibile riduzione del trattamento sanzioNOMErio a seguito di un più favorevole giudizio di bilanciamento tra contrapposte circostanze;
Rilevato che l’unico motivo di ricorso, che contesta la sussistenza del dolo specifico richiesto per l’integrazione del delitto di bancarotta fraudolenta documentale, è meramente riproduttivo di profili di censura già ampiamente vagliati e disattesi dalla Corte di merito sulla base di corretti argomenti giuridici (pagg. 4 e 5);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 25/09/2024