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Ricorso inammissibile: attenuanti respinte in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorso mirava a ottenere il riconoscimento di due attenuanti, una legata a reati di droga e l’altra alla dissociazione da un’associazione mafiosa. La Corte ha stabilito che i motivi erano infondati: il primo riproponeva questioni già vagliate e respinte, mentre il secondo era generico e privo di elementi fattuali essenziali. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello non Superano il Vaglio della Cassazione

L’esito di un processo non sempre si conclude con i gradi di merito. Spesso, la parola fine viene scritta dalla Corte di Cassazione, il cui giudizio, però, non è una terza valutazione dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un esempio lampante ci viene fornito da una recente ordinanza, che ha dichiarato un ricorso inammissibile, illustrando i rigidi requisiti che un’impugnazione deve rispettare per poter essere esaminata. In questo articolo, analizzeremo il caso, focalizzandoci sulle ragioni che hanno portato a tale drastica decisione.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi alla base dell’impugnazione erano due, entrambi finalizzati a ottenere un trattamento sanzionatorio più mite attraverso il riconoscimento di specifiche circostanze attenuanti:

1. L’attenuante del fatto di lieve entità: Prevista dall’articolo 73, comma 7, del Testo Unico sugli Stupefacenti, questa attenuante mira a ridurre la pena per i reati legati alla droga quando le modalità dell’azione e la quantità di sostanza sono di minima importanza.
2. L’attenuante della dissociazione: Prevista dall’articolo 416-bis.1 del codice penale, è diretta a chi si dissocia da un’associazione di tipo mafioso, agevolando la giustizia.

L’obiettivo della difesa era chiaro: rimettere in discussione la valutazione dei giudici di merito su questi due punti cruciali. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da Parte della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo alla medesima conclusione per entrambi: l’inammissibilità. Vediamo nel dettaglio perché ogni doglianza è stata respinta, mettendo in luce i principi che governano il giudizio di legittimità.

La Prima Doglianza: L’Attenuante per gli Stupefacenti

In merito al mancato riconoscimento dell’attenuante legata ai reati di droga, i giudici supremi hanno rilevato che i motivi proposti non erano altro che una riproposizione di argomenti già ampiamente esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano fornito una motivazione giuridicamente corretta, puntuale e priva di vizi logici. Tentare di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, già adeguatamente ponderati, è un’operazione non consentita in sede di legittimità. Questo rende il motivo del ricorso inammissibile.

La Seconda Doglianza: La Genericità sulla Dissociazione Mafiosa

Il secondo motivo, relativo all’attenuante della dissociazione, è stato giudicato “all’evidenza generico”. La difesa sosteneva che tale attenuante potesse essere riconosciuta anche senza una formale contestazione dell’aggravante mafiosa. La Cassazione, pur non entrando nel merito di tale affermazione di diritto, ha evidenziato una lacuna fondamentale a livello fattuale. Per poter anche solo discutere dell’applicazione di tale attenuante, è necessario che il reato per cui si procede sia stato commesso in un contesto mafioso o per agevolare un’associazione di tale tipo. Il ricorso, tuttavia, mancava completamente di “puntualizzare” questo aspetto cruciale, rendendo la richiesta astratta e priva del necessario fondamento fattuale. Anche in questo caso, la conseguenza è stata la declaratoria di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del nostro sistema processuale: il ruolo della Corte di Cassazione. Quest’ultima non è un “terzo giudice” dei fatti, ma un giudice della legge. Il suo compito è verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente le norme giuridiche e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e coerente. Nel caso di specie, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i suoi motivi si ponevano al di fuori di questo perimetro. Il primo motivo chiedeva, in sostanza, una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Il secondo motivo era talmente carente nella sua esposizione fattuale da non permettere alla Corte nemmeno di valutare la questione di diritto sollevata. La genericità di un motivo di ricorso lo rende inadatto a innescare il controllo della Cassazione, portando inevitabilmente a una pronuncia di inammissibilità.

Le Conclusioni

Le conclusioni pratiche di questa ordinanza sono significative. Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. L’imputato non solo non ottiene il risultato sperato, ma subisce anche conseguenze economiche. Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma, in questo caso fissata in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce l’importanza di redigere ricorsi per Cassazione con estremo rigore tecnico, basandoli su vizi di legge concreti e ben argomentati, e non su un generico dissenso rispetto alla valutazione dei fatti operata dai giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. Un motivo era una semplice riproposizione di argomenti già validamente respinti dai giudici di merito, mentre l’altro era troppo generico e privo dei necessari dettagli fattuali per essere valutato.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’?
Significa che il motivo di appello è formulato in modo vago, senza specificare in modo puntuale e completo gli elementi di fatto e di diritto su cui si fonda. Nel caso specifico, il ricorso non ha chiarito perché il reato fosse collegato a un’associazione di tipo mafioso, presupposto indispensabile per l’attenuante richiesta.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamini il merito della questione. Inoltre, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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