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Ricorso inammissibile: attenuanti e recidiva

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per furto e indebito utilizzo di strumenti di pagamento. Le doglianze, relative alla mancata concessione delle attenuanti generiche nella massima estensione e alla mancata esclusione della recidiva, sono state respinte. La Corte ha stabilito che un ricorso inammissibile non può essere accolto quando si contesta il trattamento sanzionatorio se questo è supportato da una motivazione adeguata e logica da parte dei giudici di merito.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Motivazione del Giudice è Insindacabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14197/2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le censure proposte riguardano valutazioni di merito, come quelle sul trattamento sanzionatorio, che sono state adeguatamente motivate dai giudici dei gradi precedenti. Il caso in esame offre uno spunto chiaro per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e il valore della motivazione delle sentenze.

I Fatti del Caso

Due soggetti venivano condannati in primo grado dal Tribunale di Rovigo e successivamente in appello dalla Corte di Appello di Venezia per i reati di furto in abitazione e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la prima sentenza riducendo la pena e revocando una pena accessoria, confermava la responsabilità penale degli imputati. Avverso tale decisione, entrambi gli imputati proponevano ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e il Rischio di un Ricorso Inammissibile

I ricorsi presentati si concentravano esclusivamente su aspetti legati alla quantificazione della pena, un terreno scivoloso in sede di legittimità.

La Doglianza sulle Attenuanti Generiche

Un imputato lamentava la violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione. A suo dire, il giudice avrebbe dovuto valutare più favorevolmente la sua posizione.

La Questione della Recidiva

L’altro imputato, invece, contestava la mancata esclusione della recidiva reiterata e specifica, sostenendo che i suoi precedenti penali non avrebbero dovuto pesare in modo così determinante sulla sua attuale posizione processuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo motivazioni distinte ma convergenti su un unico principio cardine: l’insindacabilità delle valutazioni di merito adeguatamente motivate.

Per il primo ricorrente, i giudici hanno sottolineato che la pretesa non poteva trovare accoglimento. I giudici di merito avevano infatti concesso le attenuanti generiche in misura ridotta spiegando chiaramente il perché: le ammissioni dell’imputato erano state solo parziali e non tali da dimostrare una “reale resipiscenza”, ovvero un sincero pentimento. La motivazione, dunque, era presente, logica e congrua, e non poteva essere rivalutata in Cassazione.

Anche per il secondo ricorrente, il cui ricorso inammissibile riguardava la recidiva, la Corte ha seguito lo stesso ragionamento. I giudici di merito avevano espressamente affermato che i reati commessi erano “espressivi di maggiore pericolosità” se letti alla luce delle numerose condanne precedenti. La numerosità dei precedenti, secondo la Corte, “oblitera il dato della loro relativa risalenza”, rendendo la valutazione del giudice di merito incensurabile in sede di legittimità perché basata su un ragionamento logico e ben argomentato.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti o la congruità della pena. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Quando un ricorso si limita a criticare il “quantum” della pena o la valutazione di circostanze, senza individuare un vizio di legge o un’aperta illogicità nel ragionamento del giudice, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Di conseguenza, i ricorrenti non solo vedono confermata la loro condanna, ma vengono anche condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione la misura delle attenuanti generiche concesse dal giudice?
No, non se la decisione del giudice di merito è supportata da una motivazione congrua e logica. Il ricorso è inammissibile se si limita a contestare la valutazione discrezionale del giudice sul trattamento sanzionatorio senza evidenziare vizi di legge o di motivazione.

Perché il ricorso sulla recidiva è stato dichiarato inammissibile?
Perché i giudici di merito avevano adeguatamente motivato la loro decisione, affermando che i nuovi reati, letti alla luce delle numerose condanne precedenti, dimostravano una maggiore pericolosità sociale dell’imputato. Tale valutazione, essendo logica, non è sindacabile in sede di legittimità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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