LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato in appello per tentato furto aggravato e simulazione di reato. La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi del ricorso, tra cui la richiesta di riapertura dell’istruttoria, la presunta violazione di legge e i vizi di motivazione. È stato chiarito che la Cassazione non può riesaminare i fatti e che la procedibilità d’ufficio per il furto era giustificata dalla presenza di un’aggravante specifica. La decisione sottolinea i limiti del giudizio di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello alla Cassazione non Supera il Vaglio di Legittimità

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti nel giudizio di Cassazione, indicando che le censure mosse alla sentenza impugnata non possono neppure essere esaminate nel merito. L’ordinanza n. 19291/2024 della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come e perché un ricorso viene dichiarato tale, fornendo importanti lezioni sui limiti del giudizio di legittimità e sulla corretta formulazione dei motivi di appello. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per tentato furto pluriaggravato e simulazione di reato, la cui difesa ha tentato, senza successo, di ribaltare la decisione della Corte d’Appello.

Il Contesto: Tentato Furto Aggravato e Simulazione di Reato

Il ricorrente era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per aver commesso un tentato furto, aggravato da specifiche circostanze, e per aver simulato un reato. La Corte d’Appello di Caltanissetta aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo provata la sua responsabilità penale. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando la sua difesa su quattro distinti motivi, ciascuno mirato a scardinare un aspetto diverso della sentenza di condanna.

Analisi del ricorso inammissibile: i quattro motivi di doglianza

Il ricorso si fondava su quattro argomentazioni principali, che la Corte ha analizzato e respinto una per una, qualificandole come manifestamente infondate o indeducibili in sede di legittimità.

1. La mancata riapertura dell’istruttoria dibattimentale

La difesa lamentava la mancata assunzione di una prova ritenuta decisiva: la testimonianza di una persona. Tuttavia, la stessa difesa aveva rinunciato a sentire quel testimone nel corso del giudizio di primo grado. La Corte ha ritenuto questa richiesta manifestamente infondata, poiché non si può pretendere in un grado successivo l’assunzione di una prova a cui si è esplicitamente rinunciato in precedenza.

2. La ricostruzione dei fatti e l’elemento soggettivo

Il secondo motivo contestava la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, sia per il tentato furto che per la sussistenza dell’intenzionalità nel reato di simulazione. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logica e coerente, del giudice dei gradi precedenti. Tentare di ottenere una ‘rilettura’ degli elementi di prova è un’operazione non consentita in questa sede.

3. La questione della procedibilità per mancanza di querela

La difesa sosteneva che il reato di tentato furto dovesse essere dichiarato improcedibile per assenza di una querela da parte della persona offesa. Anche questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. Il reato, infatti, era procedibile d’ufficio in virtù della contestazione e del riconoscimento di una specifica aggravante (art. 625, co. 7 bis c.p.), che esclude la necessità della querela.

4. Il giudizio di bilanciamento delle circostanze

Infine, il ricorrente contestava il modo in cui la Corte d’Appello aveva bilanciato le circostanze attenuanti generiche con le aggravanti, giudicandole equivalenti anziché prevalenti. La Cassazione ha respinto anche questa censura, ricordando che il bilanciamento delle circostanze è una valutazione discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se non in caso di palese illogicità o arbitrarietà, vizi non riscontrati nel caso di specie.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la sua ordinanza, ha riaffermato con fermezza i paletti del proprio sindacato. Ogni motivo di ricorso è stato smontato sulla base di principi consolidati. La rinuncia a una prova in primo grado preclude la possibilità di richiederla successivamente. La critica alla motivazione non può trasformarsi in una richiesta di rivalutazione del compendio probatorio. La procedibilità di un reato è determinata da precise norme di legge, come la presenza di specifiche aggravanti, e non può essere messa in discussione se la norma è stata applicata correttamente. Infine, il giudizio di bilanciamento delle circostanze rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, purché adeguatamente motivato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è emblematica perché cristallizza le ragioni che portano a un ricorso inammissibile. Dimostra che per accedere al giudizio di Cassazione non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione precedente, ma è necessario denunciare vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione, senza mai invadere l’ambito della valutazione dei fatti, riservato esclusivamente ai giudici di merito. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a formulare ricorsi tecnicamente impeccabili, focalizzati sui profili di legittimità e non su un’improponibile ricostruzione della vicenda processuale.

Posso chiedere in Cassazione di riascoltare un testimone a cui ho rinunciato in primo grado?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta è manifestamente infondata se la stessa parte ha precedentemente e volontariamente rinunciato all’audizione del testimone nel giudizio di primo grado.

Quando un reato di furto è procedibile d’ufficio anche senza la querela della vittima?
Il reato di furto è procedibile d’ufficio, e quindi non necessita di querela, quando sussistono determinate circostanze aggravanti. Nel caso specifico, la procedibilità d’ufficio era garantita dalla presenza dell’aggravante di cui all’art. 625, comma 7 bis, del codice penale.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti del processo e valutare le prove in modo diverso dal giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto che sono a fondamento della decisione. Il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito della ricostruzione fattuale, che è di competenza esclusiva dei giudici dei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati