LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: abusi edilizi e sigilli violati

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per abusi edilizi e violazione di sigilli. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, sulla proposizione di censure nuove in sede di legittimità e sulla corretta motivazione della pena, aggravata dalla condotta dell’imputato che ha proseguito i lavori dopo il sequestro. Confermato il giudizio di merito e la condanna al pagamento delle spese.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma la condanna per abusi edilizi e violazione di sigilli

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26732/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per plurime violazioni in materia urbanistica e ambientale, oltre che per la violazione dei sigilli apposti a un cantiere. Questa pronuncia ribadisce principi fondamentali del processo penale, in particolare sui limiti del giudizio di legittimità e sulla necessità di formulare motivi di ricorso specifici e non meramente ripetitivi.

I fatti del caso

L’imputato era stato condannato in primo grado per aver commesso una serie di abusi edilizi e ambientali. A seguito del sequestro del manufatto abusivo, aveva inoltre violato i sigilli per proseguire e completare la costruzione. La Corte d’Appello di Salerno aveva confermato integralmente la sentenza di primo grado. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione su diversi fronti: la sua responsabilità penale, la mancata concessione delle attenuanti generiche in regime di prevalenza e l’entità della sanzione.

I motivi del ricorso e la valutazione della Corte

Il ricorso si basava su tre principali doglianze, tutte respinte dalla Suprema Corte perché ritenute infondate o non ammissibili in quella sede.

La genericità delle censure e il divieto di nuove questioni

Il primo motivo di ricorso contestava la valutazione della responsabilità penale, sostenendo la modesta entità dell’opera. La Cassazione ha bollato queste argomentazioni come ‘reiterative’ e volte a ottenere una nuova e più favorevole valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Corte ha inoltre sottolineato che le obiezioni relative all’ordine di demolizione erano inammissibili perché non erano state sollevate nei motivi di appello, rappresentando quindi una questione nuova proposta per la prima volta in Cassazione.

Il bilanciamento delle circostanze e il ricorso inammissibile

Per quanto riguarda la mancata concessione delle attenuanti generiche con un giudizio di prevalenza, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito non è tenuto a motivare in modo specifico la scelta di un giudizio di equivalenza anziché di prevalenza, a meno che la difesa non avanzi una richiesta supportata da elementi di fatto concreti e specifici. Nel caso di specie, l’invocata ‘resipiscenza’ dell’imputato era rimasta una mera affermazione, priva di qualsiasi elemento di supporto, rendendo la doglianza del tutto generica e, di conseguenza, il ricorso inammissibile su questo punto.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Suprema Corte è chiara nel tracciare i confini del proprio giudizio. Il rigetto del ricorso si fonda sull’impossibilità di trasformare il giudizio di cassazione in un terzo grado di merito. Le censure del ricorrente, infatti, non denunciavano reali vizi di legge o di motivazione, ma miravano a una riconsiderazione delle prove già vagliate dai giudici dei precedenti gradi.

Sulla determinazione della pena, la Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata del tutto adeguata. I giudici di merito non solo avevano fatto riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale (sufficiente quando la pena è ben al di sotto della media edittale), ma avevano anche valorizzato il comportamento gravemente illecito del ricorrente. Egli, infatti, dopo essere stato denunciato e aver subito il sequestro, aveva scientemente violato i sigilli per portare a termine la costruzione abusiva, dimostrando una particolare noncuranza per i provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sulla corretta formulazione dei ricorsi per cassazione. La Suprema Corte non è una sede per ridiscutere i fatti, ma per controllare la corretta applicazione del diritto. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile di motivi generici, ripetitivi o che introducono tardivamente nuove questioni. La decisione sottolinea inoltre che la condotta processuale e post-delictum dell’imputato ha un peso significativo, non solo nella valutazione della sua personalità ai fini delle attenuanti, ma anche nella commisurazione della sanzione finale.

È possibile presentare in Cassazione motivi di ricorso non discussi in Appello?
No, la sentenza chiarisce che è inammissibile il ricorso per cassazione con cui si deduce una violazione di legge se non si procede a una specifica contestazione nel giudizio di appello. In caso contrario, il motivo si considera proposto per la prima volta in Cassazione e quindi tardivo.

Perché la richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché la difesa ha addotto elementi del tutto generici, come una non meglio specificata ‘resipiscenza’, senza corredarli da alcun elemento di supporto fattuale. La Corte ribadisce che il giudice non è tenuto a motivare specificamente sulla mancata prevalenza delle attenuanti se non vi è una richiesta precisa e circostanziata.

Come è stata giustificata la misura della sanzione penale?
La sanzione è stata giustificata non solo con il riferimento ai criteri generali dell’art. 133 del codice penale, ma soprattutto con la valorizzazione del comportamento del ricorrente. Quest’ultimo, dopo la denuncia e il sequestro, ha violato i sigilli per completare la costruzione abusiva, dimostrando un’intensità del dolo e una condotta particolarmente grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati