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Ricorso in Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati, condannati per traffico di stupefacenti e rapina. La decisione si fonda sul principio che un ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, ma deve specificamente contestare la motivazione della sentenza impugnata, senza richiedere una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché la Mera Ripetizione dei Motivi di Appello è Inammissibile

Il Ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui si valuta la corretta applicazione della legge. Tuttavia, non è un terzo grado di merito. Una recente sentenza della Suprema Corte, la n. 9947/2024, ribadisce un principio fondamentale: un ricorso è inammissibile se si limita a riproporre pedissequamente i motivi già respinti in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa regola.

I Fatti del Processo: Dalla Condanna all’Appello

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Palermo, confermata dalla Corte d’Appello, che vedeva due individui condannati per reati gravi. Il primo per violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990) e il secondo per rapina in concorso (art. 628 c.p.). Entrambi i gradi di merito avevano ritenuto provata la loro responsabilità sulla base del compendio probatorio acquisito, incluse intercettazioni telefoniche e ambientali.

L’Analisi del Ricorso in Cassazione

I difensori degli imputati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando diverse censure:

* Vizio di motivazione e travisamento della prova: Si contestava l’interpretazione di alcune intercettazioni, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente attribuito un significato illecito a conversazioni dal contenuto non univoco.
Violazione del principio del ne bis in idem*: Per uno degli imputati, si sosteneva che i fatti contestati fossero già stati oggetto di una precedente sentenza, chiedendo quindi un proscioglimento.
* Errata applicazione della recidiva: Si lamentava il mancato accertamento di una perdurante inclinazione a commettere reati.
* Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si riteneva illogica la motivazione con cui i giudici di merito avevano negato la concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), nonostante la richiesta della difesa.

La Regola della Specificità del Ricorso in Cassazione

Nonostante la pluralità dei motivi, la Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La ragione di fondo risiede nella natura stessa del giudizio di legittimità. Il Ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle doglianze già avanzate in appello. Deve, invece, attaccare specificamente la struttura logico-giuridica della sentenza impugnata, evidenziando dove e perché il giudice d’appello ha errato nell’applicare la legge o nel motivare la sua decisione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che i ricorsi erano ‘generici’ e ‘reiterativi’. Essi non si confrontavano realmente con l’ampia e argomentata motivazione della Corte d’Appello, ma tentavano di sollecitare una nuova valutazione del merito dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità.

Nello specifico, la Corte ha ribadito che:
1. L’interpretazione delle prove, come le intercettazioni, è compito esclusivo dei giudici di merito. In Cassazione si può sindacare tale valutazione solo se manifestamente illogica o contraddittoria, non se è semplicemente possibile una lettura alternativa.
2. La questione del ne bis in idem era stata già affrontata e motivatamente esclusa dalla Corte d’Appello, che aveva evidenziato le differenze oggettive tra i due procedimenti. Il ricorrente non aveva contestato questa specifica motivazione.
3. La valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche e sulla recidiva rientra nell’apprezzamento discrezionale del giudice di merito, che nel caso di specie aveva correttamente basato la sua decisione sulla gravità dei fatti e sui precedenti penali degli imputati.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica: per avere successo, un Ricorso in Cassazione deve essere redatto con estrema precisione. Non basta essere convinti dell’innocenza del proprio assistito o della non correttezza delle sentenze precedenti. È indispensabile individuare un vizio di legittimità specifico (violazione di legge o vizio di motivazione) e dimostrare come questo abbia inficiato la decisione della Corte d’Appello. Proporre una lettura alternativa delle prove o ripetere argomenti già vagliati e respinti si traduce, come in questo caso, in una declaratoria di inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare in Cassazione gli stessi motivi già respinti in Appello?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso fondato sugli stessi motivi proposti in appello e motivatamente respinti è inammissibile. Il ricorso deve confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporle.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come le intercettazioni?
No, alla Corte di Cassazione è preclusa una nuova valutazione delle risultanze probatorie. L’interpretazione delle prove, incluse le intercettazioni, è un compito del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello), e la sua valutazione non può essere messa in discussione in Cassazione se è logica e non manifestamente irragionevole.

Per quale motivo un ricorso viene dichiarato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando manca una correlazione diretta tra le ragioni esposte nel ricorso e quelle argomentate nella decisione impugnata. In pratica, l’impugnazione non può ignorare le motivazioni del giudice, ma deve contestarle specificamente, pena l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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