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Ricorso in Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. La decisione si fonda sul principio che un ricorso in Cassazione non può limitarsi a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello, né può chiedere alla Suprema Corte una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito. Anche la richiesta di attenuanti generiche è stata respinta poiché il diniego era stato motivato in modo logico.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: i motivi non possono essere una copia dell’appello

Il Ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono sempre aperte. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per essere ammissibile, l’atto non può essere una semplice fotocopia dei motivi già presentati e respinti in appello. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto aggravato. La sentenza di primo grado è stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Milano. Non soddisfatto dell’esito, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

L’imputato ha basato il suo Ricorso in Cassazione su due argomenti principali:

1. Una presunta violazione della legge penale e la mancanza di motivazione riguardo alle prove che dimostravano il suo coinvolgimento nel reato.
2. Un vizio di motivazione per il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Il Primo Motivo: la riproposizione delle stesse argomentazioni

La Suprema Corte ha subito evidenziato come il primo motivo fosse una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già sollevati davanti alla Corte d’Appello e da questa puntualmente respinti. Secondo gli Ermellini, un ricorso con queste caratteristiche è da considerarsi non specifico, ma solo ‘apparente’, poiché non svolge la sua funzione tipica, che è quella di una critica argomentata e mirata contro la decisione impugnata.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un punto cruciale: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto o una nuova valutazione delle prove, attività riservate in via esclusiva ai giudici dei primi due gradi di giudizio.

Il Secondo Motivo: il diniego delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello sul diniego delle attenuanti generiche fosse esente da vizi logici evidenti. In tal senso, è stato richiamato il consolidato principio secondo cui il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto a prendere in esame ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma può limitarsi a indicare le ragioni preponderanti che lo hanno portato a quella decisione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione si concentra sulla natura e sui limiti del giudizio di legittimità. Il ricorso non può trasformarsi in un terzo grado di merito, dove si discutono nuovamente i fatti. Deve invece attaccare la sentenza d’appello su punti di diritto specifici, evidenziando errori nell’interpretazione o nell’applicazione delle norme giuridiche, oppure vizi logici manifesti nella motivazione. La semplice riproposizione delle argomentazioni dell’appello, senza un confronto critico con le ragioni della sentenza impugnata, rende il ricorso privo della specificità richiesta dalla legge, conducendolo inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la redazione di un Ricorso in Cassazione richiede una tecnica e una strategia diverse rispetto ai gradi di merito. Non è sufficiente essere convinti della propria innocenza o dell’ingiustizia della pena. È necessario articolare censure precise contro la struttura logico-giuridica della sentenza d’appello. In mancanza di una critica specifica, argomentata e pertinente ai poteri della Suprema Corte, il ricorso è destinato a essere respinto, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile riproporre gli stessi motivi di appello nel ricorso in Cassazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mera e pedissequa reiterazione dei motivi già dedotti in appello e respinti rende il ricorso inammissibile per mancanza di specificità.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti del processo?
No. La Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, che è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Come deve essere motivato il diniego delle attenuanti generiche da parte del giudice?
Secondo la Corte, non è necessario che il giudice analizzi dettagliatamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli all’imputato. È sufficiente che fornisca una motivazione che spieghi le ragioni della sua decisione in modo logico e non palesemente contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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