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Ricorso in Cassazione: motivi inammissibili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una condanna per danneggiamento e minaccia. I motivi sono stati giudicati generici, manifestamente infondati e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti. Il caso evidenzia i limiti del ricorso in Cassazione, confermando che non si tratta di un terzo grado di giudizio, ma di un controllo di legittimità.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando Viene Dichiarato Inammissibile?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 4974/2024, offre un chiaro esempio dei rigorosi limiti entro cui deve muoversi un ricorso in Cassazione. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge. Analizziamo questa pronuncia per capire perché un ricorso può essere respinto senza nemmeno entrare nel merito.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, già condannato nei primi due gradi di giudizio dalla Corte d’Appello di Milano per reati quali danneggiamento e minaccia. L’imputato ha presentato un ricorso in Cassazione basato su tre distinti motivi:
1. Primo motivo: Una presunta carenza di prova riguardo agli elementi che costituiscono il reato di danneggiamento.
2. Secondo motivo: La contestazione sull’idoneità della minaccia a integrare il reato, ritenuta inefficace.
3. Terzo motivo: Una critica alla decisione dei giudici di merito di non escludere l’aggravante della recidiva.

L’Analisi della Corte sul Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione netta di inammissibilità per tutti.

Il Primo Motivo: La Valutazione delle Prove

In merito alla presunta mancanza di prove sul danneggiamento, i giudici supremi hanno rilevato che il motivo era privo di “concreta specificità”. In sostanza, l’appellante non ha evidenziato un errore di diritto o un vizio logico nella motivazione della sentenza impugnata, ma ha cercato di proporre una “rivalutazione delle fonti probatorie” e una “alternativa ricostruzione dei fatti”. Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, il cui compito non è rifare il processo, ma controllare la legittimità della decisione.

Il Secondo e Terzo Motivo: Manifesta Infondatezza

Anche gli altri due motivi sono stati respinti con fermezza. La censura sull’inidoneità della minaccia è stata definita “a-specifica e manifestamente infondata”, in quanto le argomentazioni proposte si ponevano in “palese contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità”. La Corte ha richiamato precedenti sentenze per dimostrare come la decisione della Corte d’Appello fosse, al contrario, corretta e in linea con l’orientamento consolidato.
Allo stesso modo, la contestazione sulla recidiva è stata giudicata “manifestamente infondata”, poiché la sentenza impugnata presentava un'”ampia argomentazione, sostenuta da corretti argomenti giuridici ed esente da criticità giustificative”.

Le Motivazioni della Decisione

La ragione centrale per cui l’intero ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile risiede nella sua natura. L’appellante, invece di contestare vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o difetti logici evidenti nella motivazione), ha tentato di ottenere un terzo giudizio di merito. Ha chiesto alla Suprema Corte di fare ciò che non può fare: riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso devono individuare “specifici e decisivi travisamenti di emergenze processuali”, non limitarsi a proporre una lettura alternativa dei fatti già ampiamente vagliati dalla Corte d’Appello.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende presentare un ricorso in Cassazione. Tale strumento non è una terza chance per vincere una causa, ma un rimedio straordinario per correggere errori di diritto. Per avere successo, un ricorso deve essere specifico, pertinente e focalizzato su vizi di legittimità chiari e dimostrabili. Proporre motivi generici, o tentare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Le conseguenze non sono solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, come in questo caso, di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, un deterrente contro impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, manifestamente infondati e miravano a una nuova valutazione delle prove e a una ricostruzione alternativa dei fatti, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza poter entrare nel merito della valutazione delle prove.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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