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Ricorso in Cassazione: l’avvocato è obbligatorio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6655/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso in Cassazione presentato personalmente da un imputato. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 del codice di procedura penale, che dal 2017 esclude la facoltà per l’imputato di proporre personalmente il ricorso, rendendo obbligatoria l’assistenza di un legale. La Corte ha ribadito che tale obbligo non viola il diritto di difesa, data l’alta specializzazione tecnica richiesta in questa sede e la disponibilità del patrocinio a spese dello Stato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Perché è Obbligatoria la Difesa Tecnica?

Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui non si discutono più i fatti, ma la corretta applicazione del diritto. Una recente ordinanza della Suprema Corte (n. 6655/2024) ha ribadito un principio fondamentale, introdotto con la riforma del 2017: l’imputato non può più presentare personalmente il ricorso, ma deve necessariamente avvalersi di un avvocato. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne le ragioni e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in primo grado e in appello per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 1-bis, d.P.R. 309/90), decideva di contestare la sentenza della Corte d’Appello di Bari. Invece di affidarsi a un legale, provvedeva a redigere e a proporre personalmente il ricorso presso la Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il Ricorso in Cassazione Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si basa su una ragione puramente procedurale: il ricorso era stato proposto da un soggetto non legittimato a farlo.

La Corte ha evidenziato come la Legge n. 103 del 23 giugno 2017 (nota come “riforma Orlando”) abbia modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale. A partire dal 3 agosto 2017, è stata eliminata la facoltà per l’imputato di proporre personalmente il ricorso, rendendo obbligatoria la sottoscrizione da parte di un difensore iscritto nell’apposito albo speciale dei cassazionisti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte non si è limitata a una mera applicazione della norma, ma ha anche affrontato la questione della sua legittimità costituzionale. Il ricorrente, implicitamente, sollevava dubbi sulla conformità di tale obbligo con il diritto di difesa garantito dagli articoli 24 e 111 della Costituzione e dall’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Richiamando una precedente e autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza Aiello, n. 8914/2018), i giudici hanno ribadito che la scelta del legislatore di richiedere la rappresentanza tecnica per il ricorso in Cassazione è pienamente legittima e ragionevole. Le motivazioni principali sono:

1. Elevata Qualificazione Tecnica: Il giudizio di cassazione è un giudizio di pura legittimità, che richiede una conoscenza specialistica delle norme e della procedura. L’elevato livello di qualificazione professionale richiesto rende ragionevole escludere la difesa personale, che potrebbe rivelarsi inadeguata a tutelare efficacemente gli interessi dell’imputato.
2. Garanzia del Diritto di Difesa: L’obbligo di un difensore tecnico non limita, ma qualifica il diritto di difesa. Questo diritto è ulteriormente protetto dall’istituto del patrocinio a spese dello Stato, che consente anche a chi non ha mezzi economici di avvalersi di un avvocato qualificato.

Di conseguenza, la manifesta infondatezza della questione di illegittimità costituzionale e la palese inammissibilità del ricorso hanno portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio ormai pacifico nella giurisprudenza penale. Qualsiasi ricorso in Cassazione proposto personalmente dall’imputato dopo il 3 agosto 2017 è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questa regola sottolinea la natura altamente tecnica del giudizio di legittimità e l’importanza di affidarsi a professionisti specializzati per tutelare i propri diritti nell’ultimo grado di giudizio. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: per accedere alla Corte Suprema, la mediazione di un avvocato cassazionista non è un’opzione, ma un requisito indispensabile.

È possibile presentare personalmente un ricorso in Cassazione in materia penale?
No. A seguito della riforma introdotta con la Legge n. 103/2017, l’articolo 613 del codice di procedura penale richiede obbligatoriamente che il ricorso sia sottoscritto da un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

L’obbligo di avere un avvocato per il ricorso in Cassazione viola il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale obbligo non viola il diritto di difesa. È considerato una scelta ragionevole del legislatore, giustificata dall’elevato livello di specializzazione tecnica richiesto per questo tipo di giudizio. Il diritto alla difesa è comunque garantito, anche tramite l’istituto del patrocinio a spese dello Stato per i non abbienti.

Cosa succede se un imputato presenta comunque personalmente il ricorso in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza essere esaminato nel merito. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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