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Ricorso in cassazione: inammissibile se personale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in cassazione presentato personalmente dall’imputato, ribadendo la necessità della firma di un difensore abilitato. Anche il secondo ricorso, proposto dal legale su recidiva e pena, è stato respinto per manifesta infondatezza, confermando la discrezionalità del giudice di merito se la motivazione è adeguata.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Inammissibile se non Firmato dall’Avvocato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’apposito albo speciale, pena l’inammissibilità. Questa decisione chiarisce i limiti dell’autodifesa nel grado più alto della giustizia e sottolinea l’importanza del ruolo tecnico del legale. Analizziamo insieme il caso e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un imputato che, a seguito di una condanna della Corte d’Appello, ha presentato due distinti ricorsi alla Corte di Cassazione. Il primo, datato 22 luglio 2024, è stato redatto e firmato personalmente dall’imputato. Con questo atto, egli sosteneva l’avvenuta prescrizione per il reato di danneggiamento che gli era stato contestato.

Successivamente, il suo difensore ha presentato un secondo ricorso, questa volta contestando aspetti diversi della sentenza: in particolare, la violazione di legge e i vizi di motivazione relativi all’applicazione della recidiva e alla determinazione della pena (il cosiddetto trattamento sanzionatorio).

La Decisione della Corte sul ricorso in cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i ricorsi, giungendo a una conclusione netta: la dichiarazione di inammissibilità per tutti e due. Tuttavia, le ragioni alla base della decisione sono state diverse per ciascun atto.

Inammissibilità del Ricorso Personale

Il primo ricorso, quello presentato direttamente dall’imputato, è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente procedurale. La Corte ha richiamato l’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che qualsiasi ricorso per cassazione, anche quelli straordinari, deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. La presentazione personale da parte dell’imputato, quindi, non è consentita dalla legge.

Infondatezza del Ricorso del Difensore

Anche il secondo ricorso, sebbene formalmente corretto, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che le doglianze relative alla recidiva e alla pena non avessero pregio.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte chiariscono i principi giuridici applicati. Per quanto riguarda il primo ricorso in cassazione, la motivazione è tecnica e perentoria. La riforma del 2017 ha voluto assicurare un elevato livello di tecnicismo e professionalità nei ricorsi presentati alla Suprema Corte, escludendo la possibilità che la parte privata possa agire da sola. Questo garantisce che gli atti siano redatti con la competenza necessaria per affrontare questioni di legittimità.

Per il secondo ricorso, la Corte ha spiegato che la motivazione della Corte d’Appello era pienamente sufficiente. Sulla recidiva, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato elementi concreti come la “proclività a delinquere” dell’imputato, i numerosi precedenti penali e la sua pericolosità sociale. Questi elementi, secondo la Cassazione, giustificavano ampiamente il riconoscimento dell’aggravante.

Relativamente al trattamento sanzionatorio, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Finché tale discrezionalità è esercitata nel rispetto degli articoli 132 e 133 del codice penale e la motivazione è logica e congrua, la Corte di Cassazione non può intervenire. Nel caso specifico, i giudici d’appello avevano adeguatamente giustificato la loro decisione, rendendo la doglianza manifestamente infondata.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, chiunque intenda presentare un ricorso in cassazione in materia penale deve necessariamente avvalersi di un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Il “fai da te” processuale in questa fase non è ammesso e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. In secondo luogo, contestare la valutazione del giudice sulla gravità della pena o sulla sussistenza della recidiva è molto difficile in Cassazione, a meno che non si possa dimostrare un vizio logico palese o una violazione di legge nella motivazione della sentenza impugnata.

È possibile presentare personalmente un ricorso in Cassazione in materia penale?
No. L’ordinanza conferma che, in base all’art. 613 del codice di procedura penale, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale, altrimenti viene dichiarato inammissibile.

Perché la Corte ha ritenuto infondata la contestazione sulla recidiva?
La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero motivato in modo adeguato la loro decisione, basandosi su elementi concreti come i numerosi precedenti dell’imputato, la sua inclinazione a delinquere e la sua pericolosità sociale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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