Ricorso in Cassazione: Quando l’Appello è Inammissibile
Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma la sua funzione è spesso fraintesa. Non è una terza istanza di merito dove si possono ridiscutere i fatti, ma un rigoroso controllo sulla corretta applicazione della legge. L’ordinanza n. 22223 del 2024 della Suprema Corte ce lo ricorda, dichiarando inammissibile un ricorso per il reato di ricettazione che mirava proprio a una nuova valutazione delle prove.
Il Caso in Analisi: un Ricorso per Ricettazione
La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di ricettazione, ai sensi dell’art. 648 del codice penale. La sentenza di condanna, emessa in primo grado, era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo. Ritenendo ingiusta la decisione, l’imputato decideva di presentare un ricorso in Cassazione, sperando di ottenere un annullamento della condanna.
I Motivi del Ricorso e la Difesa
L’imputato, attraverso il suo difensore, ha basato il suo unico motivo di ricorso su una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo alla sua responsabilità penale. Tuttavia, analizzando il contenuto dell’atto, la Corte ha subito rilevato la vera natura della doglianza: non una critica alla corretta applicazione delle norme, ma un tentativo di sollecitare una rilettura degli elementi di prova già ampiamente valutati dai giudici di primo e secondo grado. In sostanza, si chiedeva alla Cassazione di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito, ad esempio riconsiderando le testimonianze o le prove materiali in modo differente.
La Decisione della Suprema Corte sul Ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, dichiarando il ricorso in Cassazione inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte stabilisce che le argomentazioni proposte non rientrano tra quelle che possono essere legittimamente esaminate in sede di legittimità. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Sentenza
Le motivazioni dell’ordinanza sono chiare e didattiche, ribadendo un principio cardine del nostro sistema processuale. La Corte Suprema non è un “terzo giudice del fatto”. Il suo compito, nel cosiddetto “giudizio di legittimità”, è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e coerente, senza cadere in palesi contraddizioni.
Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che sia la sentenza di primo grado sia quella d’appello avevano spiegato in modo “adeguato” le ragioni della condanna, basandosi su una valutazione degli elementi probatori “rispettosa dei canoni di logica e dei principi di diritto”. Il ricorso, invece, non si confrontava con queste motivazioni, ma si limitava a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti. Questo tipo di argomentazione è estraneo ai poteri della Corte di Cassazione e rende il ricorso “aspecifico” e, quindi, inammissibile.
Conclusioni: Limiti e Funzione del Giudizio di Cassazione
Questa pronuncia sottolinea l’importanza di strutturare correttamente un ricorso in Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito; è necessario individuare precisi errori di diritto o vizi logici macroscopici nella motivazione della sentenza impugnata. Tentare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione delle prove è una strategia destinata al fallimento, che comporta unicamente la condanna a ulteriori spese. La decisione riafferma la distinzione netta tra il giudizio di merito, incentrato sull’accertamento dei fatti, e il giudizio di legittimità, focalizzato sulla corretta applicazione delle norme.
Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava esclusivamente su una richiesta di rivalutazione dei fatti e delle prove, un’attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale si limita a un giudizio sulla corretta applicazione della legge.
Cosa può valutare la Corte di Cassazione in un ricorso?
La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, ovvero controlla la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza poter riesaminare nel merito i fatti del processo.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22223 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22223 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/02/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME, ritenuto che l’unico motivo di ricorso, che contesta violazione di legge e vizio di motivazione in ordine alla responsabilità dell’imputato per il reato di cui all’art. 648 cod. pen., è articolato esclusivamente in fatto e, quindi, proposto al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità, restando estranei ai poteri della Corte d Cassazione quello di una rilettura degli elementi probatori posti a fondamento della decisione o l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti. Ciò premesso deve essere rimarcato che entrambe le sentenze hanno dato adeguatamente conto delle ragioni che hanno indotto i giudici di merito ad affermare che il ricorrente abbia commesso il reato di ricettazione, a seguito di una valutazione degli elementi probatori che appare rispettosa dei canoni di logica e dei principi di diritto che governano l’apprezzamento delle prove (vedi pagg. 3 e 4 della sentenza impugnata), valutazione con cui il ricorrente non si è adeguatamente confrontato con conseguente aspecificità della doglianza;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna delW ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna ilo ricorrente al pagamento delle spese processuali e al pagamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 23 aprile 2024
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