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Ricorso in Cassazione inammissibile per motivi di fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso in Cassazione inammissibile contro una condanna per ricettazione. I motivi, basati sulla contestazione dei fatti e sulla reiterazione di argomenti già respinti, non rientrano nelle competenze del giudice di legittimità, portando alla condanna del ricorrente alle spese.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: La Differenza tra Fatto e Diritto

Comprendere i confini del giudizio di legittimità è fondamentale per ogni strategia difensiva. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un’impostazione errata possa portare a un ricorso in Cassazione inammissibile. Il caso analizzato riguarda una condanna per il reato di ricettazione, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e illuminano la distinzione cruciale tra questioni di fatto e questioni di diritto.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata nei primi due gradi di giudizio per il reato previsto dall’art. 648 del codice penale (ricettazione). Ritenendo la sentenza della Corte d’Appello ingiusta, proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e le Obiezioni della Difesa

La difesa articolava il proprio ricorso su due pilastri:
1. Errata motivazione: Si contestava la correttezza della motivazione con cui i giudici di merito avevano affermato la responsabilità penale dell’imputato. Secondo il ricorrente, la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove erano state viziate.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità: Si lamentava la non applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, relativo alla particolare tenuità del fatto, che avrebbe potuto escludere la punibilità.

Entrambi i motivi, tuttavia, sono stati giudicati inadeguati a superare il vaglio della Suprema Corte.

La Decisione: Il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Di conseguenza, non solo ha confermato la condanna, ma ha anche condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Ma quali sono state le ragioni di una decisione così netta?

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile?

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale che delimitano rigorosamente il suo campo d’azione. Il giudice di legittimità non è un “terzo giudice del fatto” e non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

La Critica sui Fatti: Un Confine Invalicabile per la Cassazione

Il primo motivo di ricorso è stato respinto perché si traduceva in “mere doglianze in punto di fatto”. Il ricorrente, infatti, non denunciava una violazione di legge o un vizio logico manifesto della motivazione, ma chiedeva alla Corte una nuova e diversa ricostruzione dei fatti. Questo tipo di richiesta esula completamente dai poteri della Cassazione, la quale ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica del ragionamento del giudice di merito, non di rifare il processo. Come ribadito dalla Corte, citando un’autorevole sentenza delle Sezioni Unite, è preclusa una “rilettura” degli elementi di fatto.

La Reiterazione dei Motivi: Una Strategia Inefficace

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che le argomentazioni sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, evidenziando perché il giudice di secondo grado avrebbe errato. Riproporre le stesse argomentazioni senza confrontarsi con le motivazioni della sentenza d’appello rende il motivo non specifico e, quindi, inammissibile.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Il successo di un ricorso non dipende dal riproporre la propria versione dei fatti, ma dalla capacità di individuare precisi errori di diritto o vizi logici macroscopici nella sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione inammissibile non solo è inefficace, ma comporta anche un aggravio di spese per il ricorrente. Pertanto, è essenziale che l’atto di impugnazione si concentri su una critica mirata e tecnica della decisione, dimostrando in che modo il giudice abbia violato la legge o abbia ragionato in modo palesemente illogico, anziché tentare di ottenere una terza valutazione del merito della vicenda.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti si limitavano a contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito e a reiterare argomenti già respinti in appello, senza presentare una critica specifica e argomentata sulla violazione di legge o sui vizi logici della sentenza impugnata.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove o la ricostruzione dei fatti?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare le prove o di fornire una nuova ricostruzione dei fatti, ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso in Cassazione inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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