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Ricorso in Cassazione inammissibile: l’analisi

La Corte di Cassazione dichiara un Ricorso in Cassazione inammissibile presentato da due imputati condannati per furto. La decisione si fonda sulla mancanza di una critica specifica alla sentenza d’appello, poiché i ricorrenti si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza confrontarsi con le motivazioni della Corte territoriale. La Suprema Corte ha confermato la correttezza della decisione impugnata sia sulla qualificazione del reato come consumato, sia sul diniego delle circostanze attenuanti.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: Quando la Critica non è Abbastanza Specifica

Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma richiede il rispetto di requisiti formali e sostanziali molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione, se non correttamente formulata, sia destinata a un esito sfavorevole. Analizziamo perché questo Ricorso in Cassazione inammissibile non ha superato il vaglio dei giudici di legittimità, fornendo lezioni preziose sulla tecnica di redazione degli atti processuali.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda due soggetti condannati in primo e secondo grado per un reato di furto. La Corte d’Appello di Napoli aveva confermato la loro responsabilità penale. Non rassegnati, gli imputati decidevano di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico atto difensivo per contestare la sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso in Cassazione Inammissibile

La difesa ha articolato il ricorso su quattro punti principali, sperando di ottenere l’annullamento della sentenza impugnata:

1. Violazione delle norme sul giudizio abbreviato condizionato: Si contestava che la richiesta di integrare le prove con documentazione sul risarcimento del danno avesse fuorviato le aspettative difensive.
2. Errata qualificazione giuridica del reato: Secondo i ricorrenti, il fatto doveva essere qualificato come furto tentato (art. 56 c.p.) e non consumato (art. 624 c.p.).
3. Mancata concessione dell’attenuante speciale: Si lamentava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante prevista dall’art. 625 bis c.p.
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Infine, si contestava il diniego delle circostanze attenuanti generiche di cui all’art. 62 bis c.p.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le doglianze, dichiarando i ricorsi inammissibili. Di conseguenza, non solo ha confermato la condanna, ma ha anche condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende. La decisione si basa su principi procedurali consolidati che meritano un’analisi approfondita.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto il Ricorso in Cassazione inammissibile per una ragione fondamentale: la mancanza di un confronto adeguato e critico con la motivazione della sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno osservato che i motivi del ricorso erano, in larga parte, una mera riproposizione delle censure già sollevate e respinte dalla Corte territoriale.

La giurisprudenza, richiamata anche nell’ordinanza (Sez. U, n. 8825/2016), è granitica su questo punto: il ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione dei motivi d’appello. Deve invece contenere una critica puntuale e specifica delle argomentazioni giuridiche usate dal giudice del grado precedente per respingere le tesi difensive. In assenza di questa analisi critica, il ricorso è privo della specificità richiesta dalla legge e risulta, pertanto, inammissibile.

Nel merito dei singoli punti, la Corte ha sottolineato che:

* Il furto era consumato: La Corte d’Appello aveva correttamente stabilito che il reato era stato portato a compimento, poiché il bene sottratto era uscito dalla sfera di vigilanza e controllo del proprietario.
* Le attenuanti erano state giustamente negate: L’attenuante speciale non poteva essere concessa a fronte di una ‘laconica ammissione di responsabilità’ di uno degli imputati. Le attenuanti generiche, invece, erano state negate motivatamente, considerando la gravità del fatto e la circostanza che la refurtiva era stata restituita solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine, non per un atto spontaneo.
* La prova richiesta era stata acquisita: Riguardo al primo motivo, la Corte ha chiarito che la documentazione richiesta dalla difesa (sul risarcimento del danno) era stata effettivamente acquisita al processo. La sua rilevanza probatoria, tuttavia, è stata valutata diversamente dal giudice, un aspetto che attiene al merito e non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del processo penale: l’impugnazione in Cassazione deve essere un dialogo critico con la decisione che si intende contestare. Non è sufficiente ripetere le proprie ragioni, ma è necessario dimostrare, con argomenti giuridici specifici, perché la motivazione del giudice d’appello è errata in punto di diritto. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse doglianze, senza attaccare il ragionamento logico-giuridico della sentenza impugnata, si espone inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile se è privo dei requisiti di legge, in particolare se non contiene una critica specifica e puntuale delle argomentazioni giuridiche della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte nel grado di appello.

Quando un furto si considera consumato anziché tentato?
Secondo la decisione, un furto si considera consumato quando il bene sottratto esce completamente dalla sfera di vigilanza e controllo della persona offesa, anche se gli autori del reato vengono fermati poco dopo con la refurtiva.

La restituzione della refurtiva comporta automaticamente la concessione di attenuanti?
No. In questo caso, le attenuanti sono state negate perché la restituzione non è avvenuta per un atto spontaneo dei colpevoli, ma è stata una conseguenza diretta dell’intervento delle forze dell’ordine, il che non dimostra una volontà di ravvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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