LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso in Cassazione inammissibile: i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una condanna per furto in abitazione. Il motivo del ricorso in Cassazione inammissibile è che l’imputato ha contestato la valutazione dei fatti (il suo riconoscimento), che è competenza esclusiva del giudice di merito e non della Cassazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: Quando la Valutazione dei Fatti Non Può Essere Contestata

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: alla Suprema Corte non spetta riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Analizziamo una decisione che ha dichiarato un ricorso in Cassazione inammissibile proprio perché fondato su contestazioni relative alla valutazione delle prove, un’area riservata esclusivamente ai giudici di merito.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione, previsto dall’art. 624-bis del codice penale. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione della Corte d’Appello, proponeva ricorso per Cassazione. Il suo unico motivo di doglianza riguardava un presunto vizio di motivazione relativo alla sua individuazione come autore del reato. In sostanza, egli contestava il modo in cui i giudici avevano valutato gli elementi di prova che avevano portato al suo riconoscimento, chiedendo alla Suprema Corte una sorta di “rilettura” delle prove a suo favore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che il tentativo dell’imputato di ottenere una nuova e diversa valutazione delle risultanze processuali esula completamente dai poteri della Corte. La Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove, ma un organo che controlla la legittimità della decisione impugnata, ovvero la corretta applicazione delle norme giuridiche e la logicità della motivazione.

Il Principio del Ricorso in Cassazione Inammissibile per Motivi di Fatto

La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Proporre alla Corte di Cassazione una ricostruzione dei fatti diversa da quella accolta dai giudici di merito, per quanto possa apparire più adeguata o plausibile al ricorrente, non integra un vizio di legittimità. Trasforma, invece, il ricorso in una richiesta di un nuovo giudizio sul fatto, che è inammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello del tutto esente da vizi logici. La responsabilità penale dell’imputato era stata affermata sulla base di elementi solidi, concordi e inequivoci. Tra questi:

1. Il Riconoscimento Certo: I Carabinieri, acquisiti i filmati di un sistema di videosorveglianza vicino al luogo del furto, avevano riconosciuto con certezza nell’uomo a bordo della bicicletta rubata la persona del ricorrente.
2. Il Ritrovamento della Refurtiva: A seguito del fermo, era stato lo stesso imputato a collaborare, permettendo agli agenti di ritrovare la refurtiva presso l’abitazione di sua nonna.
3. L’Irrilevanza della Prova Contraria: La difesa aveva evidenziato una discrepanza tra la capigliatura dell’imputato al momento del fatto e quella ritratta nella sua foto sulla carta d’identità. La Corte ha considerato tale circostanza irrilevante, poiché la foto risaliva a quattro anni prima e la capigliatura è un aspetto fisico mutevole e facilmente modificabile.

Questi elementi, valutati complessivamente, hanno fornito un quadro probatorio solido, la cui valutazione non può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con chiarezza i confini del giudizio in Cassazione. Il ricorso in Cassazione inammissibile è la sanzione processuale per chi tenta di superare tali confini, chiedendo ai giudici di legittimità una nuova valutazione del merito della vicenda. La decisione ha come implicazione pratica quella di condannare il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per aver intrapreso un’impugnazione priva dei requisiti di legge. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò serve da monito: il ricorso per Cassazione deve essere fondato esclusivamente su questioni di diritto o su vizi di motivazione evidenti e macroscopici, non su un semplice disaccordo con la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come un filmato di videosorveglianza?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non può effettuare una “rilettura” degli elementi di fatto. La valutazione delle prove è riservata in via esclusiva al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputato ha presentato contestazioni riguardanti la valutazione dei fatti (la sua identificazione), proponendo una diversa interpretazione delle prove, cosa che non rientra nei poteri della Corte di Cassazione.

Quali elementi sono stati considerati sufficienti per confermare la condanna per furto?
La condanna è stata confermata sulla base di elementi concordi e inequivoci: il riconoscimento certo da parte dei carabinieri tramite filmati di videosorveglianza, il ritrovamento della refurtiva presso l’abitazione della nonna dell’imputato a seguito della sua collaborazione, e l’irrilevanza della differenza di capigliatura rispetto a una vecchia foto della carta d’identità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati