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Ricorso in Cassazione inammissibile: i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14549/2024, ha dichiarato inammissibili due ricorsi. Il primo perché si limitava a ripetere le argomentazioni già respinte in appello. Il secondo perché, essendo stato definito con concordato (art. 599-bis c.p.p.), non poteva contestare la pena concordata. La decisione chiarisce i rigidi paletti per un ricorso in Cassazione inammissibile.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile: Quando l’Appello Non Può Essere Discusso

Il ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo baluardo per la difesa dei propri diritti, ma l’accesso a questo grado di giudizio è tutt’altro che scontato. Un ricorso in Cassazione inammissibile è un’evenienza procedurale che blocca l’esame nel merito della questione. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio pratico dei limiti e delle condizioni che regolano l’ammissibilità dei ricorsi, specialmente in due situazioni molto comuni: la mera ripetizione dei motivi d’appello e le impugnazioni a seguito di un ‘concordato’.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da due ricorsi presentati contro una sentenza della Corte d’appello di Venezia. Il primo ricorrente contestava la sua condanna per i reati ascritti e la quantificazione della pena, lamentando anche il mancato riconoscimento di un’attenuante. Il secondo ricorrente, che aveva definito la sua posizione in appello tramite un ‘concordato’ sulla pena (ex art. 599-bis c.p.p.), si doleva unicamente del trattamento sanzionatorio applicatogli.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. Questa decisione, sebbene netta, si fonda su principi procedurali ben consolidati e differenti per ciascuno dei due appellanti. La Corte ha condannato entrambi i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Analisi del Ricorso in Cassazione Inammissibile

Le ragioni dietro la declaratoria di inammissibilità sono il cuore dell’insegnamento di questa ordinanza e meritano un’analisi dettagliata.

Il Primo Ricorso: La Reiterazione dei Motivi d’Appello

Per il primo imputato, la Corte ha rilevato come il suo ricorso non fosse altro che una “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. Questo è un errore strategico comune. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e la logicità della motivazione. Riproporre le stesse censure, senza evidenziare specifici vizi di legge o di motivazione manifestamente illogica, rende il ricorso in Cassazione inammissibile.

Inoltre, per quanto riguarda la pena, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: la sua quantificazione è una prerogativa discrezionale del giudice di merito. Finché la decisione è motivata in modo logico e coerente con i criteri degli artt. 132 e 133 del codice penale, essa sfugge al controllo della Cassazione.

Il Secondo Ricorso: I Limiti del ‘Concordato in Appello’

Ancora più netta la posizione sul secondo ricorso. L’imputato aveva scelto la via del ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), accordandosi sulla pena in cambio della rinuncia a specifici motivi. La legge è molto chiara su questo punto: una volta raggiunto l’accordo, il ricorso in Cassazione è consentito solo per un numero limitatissimo di motivi, quali:

* Vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato.
* Mancato consenso del pubblico ministero.
* Difformità tra la sentenza e l’accordo pattuito.

Non è invece possibile, come ha tentato di fare il ricorrente, contestare la pena concordata, a meno che essa non sia palesemente illegale (ad esempio, perché fuori dai limiti edittali). L’accordo implica una rinuncia implicita a contestare la congruità della sanzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza della Corte di Cassazione serve da monito su due fronti. In primo luogo, sottolinea che un ricorso in Cassazione deve essere costruito su vizi di legittimità specifici e nuovi, non sulla semplice riproposizione di argomenti di merito già vagliati. In secondo luogo, evidenzia le conseguenze vincolanti della scelta del concordato in appello: si tratta di uno strumento che può portare a una pena certa e più mite, ma al prezzo di una significativa limitazione del diritto di impugnazione. La comprensione di questi paletti procedurali è essenziale per evitare un ricorso in Cassazione inammissibile e le conseguenti sanzioni economiche.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione semplicemente ripetendo gli stessi motivi già presentati in appello?
No, la Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso del genere, definendolo una “pedissequa reiterazione” di argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione dopo un “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.)?
Dopo un concordato, il ricorso è ammesso solo per motivi specifici, come vizi nella volontà di accordarsi, dissenso del PM o difformità della pronuncia rispetto all’accordo. Non è possibile contestare la determinazione della pena, se non per palese illegalità.

La Corte di Cassazione può rivedere la valutazione del giudice sulla quantificazione della pena?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione può sindacare tale decisione solo se è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze escluse nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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