Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3985 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3985 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 22/10/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a RIBERA il 12/01/1982 DI NOME nato a PALERMO il 22/06/1976
avverso la sentenza del 11/01/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Letti i ricorsi di COGNOME NOME e INDIRIZZO,
Ritenuto che il primo motivo di entrambi i ricorsi che contesta l’inosservanza di norme processuali circa la competenza territoriale, non super la soglia di ammissibilità, sia perc fondato su motivi che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appell puntualmente disattesi dalla Corte di merito (si vedano le pagg. 1-2-3 della sentenza impugnata), sia perché non si confronta con l’incontestato principio secondo cui l’eccezione di incompetenza territoriale, prospettata con l’indicazione di fori alternativi ed accolta dal giu in relazione ad uno di essi, non può più essere riproposta, neppure sotto forma di conflitt positivo di competenza. (Sez. 1, n. 26033 del 28/05/2019, Gup Piacenza, Rv. 276317 – 01 dovendosi gli stessi considerare non specifici, ma soltanto apparenti, in quanto omettono di assolvere la tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso;
ritenuto che il secondo motivo del ricorso di Piazza, che contesta la correttezza della motivazione posta a base della dichiarazione di responsabilità, non è consentito in sede di legittimità perché tende ad ottenere una inammissibile ricostruzione dei fatti mediante criteri valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito, il quale, con motivazione esente vizi logici e giuridici, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento (si vedano, in partic pagg. 4-5-6 della sentenza impugnata);
ritenuto che il secondo motivo del ricorso di COGNOME NOME COGNOME che denuncia violazione dell’art. 530 cod. proc. pen., dell’art. 640 cod. pen. e la correttezza della motivazione posta a base del dichiarazione di responsabilità denunciando l’illogicità della motivazione, è manifestamente infondato poiché il vizio, censurabile a norma dell’art. 606, comma 1, lett e) cod. proc. pen. quello che emerge dal contrasto dello sviluppo argomentativo della sentenza con le massime di esperienza o con le altre affermazioni contenute nel provvedimento;
che, invero, l’indagine di legittimità sul discorso giustificativo della decisione ha un oriz circoscritto, dovendo il sindacato demandato alla Corte di cassazione limitarsi, per espressa volontà del legislatore, a riscontrare l’esistenza di un logico apparato argomentativo, senz possibilità di verifica della rispondenza della motivazione alle acquisizioni processuali (Sez. U, 47289 del 24/09/2003, COGNOME, Rv. 226074);
che la motivazione della sentenza impugnata (cfr. pagg. 3-4-5) non presenta alcun vizio riconducibile alla nozione delineata nell’art. 606, comma 2, lett. e) cod. proc. pen.;
ritenuto che il terzo motivo del ricorso di COGNOME che contesta l’eccessività della pena non è consentito – ed è, altresì, manifestamente infondato – perché, secondo l’indirizzo consolidat della giurisprudenza, la graduazione della pena, anche in relazione agli aumenti ed alle diminuzioni previsti per le circostanze aggravanti ed attenuanti e per fissare la pena base rient nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai principi enunciati artt. 132 e 133 cod. pen.; che nella specie l’onere argomentativo del giudice è adeguatamente
assolto attraverso un congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti (si ve particolare, pag. 7 della sentenza impugnata);
rilevato che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili con condanna dei ricorrenti a pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende ciascuno.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processual ed alla somma di euro tremila in favore delle Cassa delle ammende ciascuno.
Così deciso in Roma, il 22 Ottobre 2024.