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Ricorso in Cassazione: i motivi di inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in Cassazione avverso una condanna per sostituzione di persona. I motivi, ritenuti manifestamente infondati e aspecifici, riguardavano l’illegalità della pena e il trattamento sanzionatorio. La Corte ha ribadito i limiti del proprio sindacato sulla discrezionalità del giudice di merito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando e Perché Viene Dichiarato Inammissibile

Presentare un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultima via di impugnazione nel processo penale, un momento cruciale in cui si può contestare una sentenza per soli motivi di legittimità. Tuttavia, la sua efficacia dipende da una formulazione rigorosa e pertinente. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come motivi di ricorso generici, errati o non specificati portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Processo

Il caso in esame riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per il reato di sostituzione di persona, previsto dall’art. 494 del codice penale. Non soddisfatto della decisione della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza: il primo relativo a una presunta illegalità della pena, il secondo sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), e il terzo concernente il complessivo trattamento sanzionatorio.

L’Analisi della Corte sul Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi, rigettandoli tutti e dichiarando il ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione, che costituiscono un vademecum per la corretta redazione di un atto di impugnazione.

Il Primo Motivo: L’Erronea Denuncia sull’Illegalità della Pena

Il ricorrente lamentava l’illegalità della pena inflitta, ma ha commesso un errore macroscopico: ha richiamato l’art. 8 del D.Lgs. 74/2000, una norma relativa ai reati tributari, del tutto estranea al reato di sostituzione di persona per cui era stato condannato. La Corte ha sottolineato come, anche a voler interpretare la censura come diretta all’art. 494 c.p., il motivo fosse manifestamente infondato. Il giudice di merito, infatti, aveva adeguatamente motivato la quantificazione della pena, esercitando la propria discrezionalità nel rispetto dei principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale.

Il Secondo Motivo: L’Aspecificità della Censura sulla Particolare Tenuità del Fatto

Con il secondo motivo, si contestava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte lo ha giudicato ‘aspecifico’. Questo significa che il ricorrente non ha seguito le regole procedurali (art. 581 c.p.p.), omettendo di esplicitare in modo chiaro e puntuale il ragionamento della sentenza impugnata e le ragioni specifiche per cui lo riteneva errato. Invece di un confronto critico con la decisione, ha presentato un approccio soggettivo, insufficiente per attivare il sindacato di legittimità.

Il Terzo Motivo: L’Infondatezza del Vizio di Motivazione sul Trattamento Sanzionatorio

L’ultima doglianza riguardava il trattamento sanzionatorio nel suo complesso, in particolare il diniego delle attenuanti generiche. Anche questo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito non è tenuto a prendere in esame e a confutare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole. È sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli elementi ritenuti decisivi, la cui valutazione assorbe e supera implicitamente tutti gli altri.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su principi cardine della procedura penale e del giudizio di legittimità. In primo luogo, la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena è ampia e non sindacabile in Cassazione se la motivazione è logica e non contraddittoria. Criticare la pena senza evidenziare vizi logici evidenti o violazioni di legge si traduce in un tentativo, non consentito, di ottenere una nuova valutazione del merito.

In secondo luogo, la specificità dei motivi di ricorso è un requisito essenziale. Non basta esprimere un generico dissenso; è necessario un confronto argomentato con la sentenza impugnata, pena l’inammissibilità dell’atto. Infine, la Corte conferma che la motivazione sulla pena può essere sintetica, purché coerente con i criteri di legge.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza della precisione tecnica e della pertinenza giuridica nella redazione di un ricorso in Cassazione. Errori normativi, critiche generiche e la mancata aderenza ai requisiti formali non solo rendono l’impugnazione inutile, ma comportano anche conseguenze economiche significative per il ricorrente, condannato al pagamento delle spese processuali, di una sanzione alla Cassa delle ammende e alla rifusione delle spese della parte civile.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati giudicati manifestamente infondati (basati su norme errate o su critiche generiche non ammesse in sede di legittimità) e aspecifici (privi di un confronto critico e dettagliato con la decisione impugnata, come richiesto dalla legge processuale).

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘aspecifico’?
Significa che il ricorrente non ha spiegato in modo chiaro e puntuale le ragioni per cui contesta la sentenza della Corte d’Appello. Invece di una critica argomentata e basata sulla decisione stessa, ha presentato un approccio soggettivo e generico, violando il requisito di specificità dei motivi previsto dall’art. 581 del codice di procedura penale.

Il giudice di merito deve giustificare ogni singolo aspetto della pena?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, il giudice di merito, nel motivare la pena e il diniego delle attenuanti generiche, non è obbligato a considerare analiticamente tutti gli elementi presentati dalle parti. È sufficiente che fondi la sua decisione su quelli ritenuti decisivi, poiché tale valutazione assorbe e supera implicitamente tutti gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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