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Ricorso in Cassazione: i limiti per sentenze di pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati avverso una sentenza di patteggiamento per rapina e lesioni. L’ordinanza chiarisce che il ricorso è limitato a specifici motivi, come la pena illegale, e non può contestare la mancata applicazione di una causa di proscioglimento se non palesemente evidente. La Corte ha ribadito che la pena è illegale solo se non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione e Patteggiamento: i Limiti Imposti dalla Legge

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in Cassazione avverso le sentenze emesse a seguito di patteggiamento. In questo caso, i giudici supremi hanno dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da due imputati, condannati per concorso in rapina e lesioni aggravate, delineando con precisione i confini entro cui è possibile contestare un accordo sulla pena.

I Fatti del Processo

Il Tribunale di Milano, accogliendo la richiesta concorde delle parti (il cosiddetto patteggiamento), aveva applicato a due individui la pena di quattro anni e nove mesi di reclusione, oltre a una multa di 1.400 euro. Insoddisfatti, gli imputati, tramite il loro difensore, hanno proposto distinti ricorsi per cassazione. Le loro doglianze si concentravano sul presunto mancato riconoscimento di una causa di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale, e sulla conseguente illegalità della pena inflitta.

I Motivi del Ricorso e i Paletti Normativi

I ricorrenti hanno tentato di scardinare la sentenza di patteggiamento sostenendo che il giudice di merito avrebbe dovuto proscioglierli anziché ratificare l’accordo sulla pena. Tuttavia, la Corte ha prontamente richiamato l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare un ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Essi includono:

* Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato.
* Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
* Erronea qualificazione giuridica del fatto.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La Corte ha sottolineato come i motivi addotti dai ricorrenti non rientrassero in questo elenco circoscritto, risultando pertanto generici e non consentiti dalla legge.

L’interpretazione della “Pena Illegale”

Un punto centrale dell’ordinanza riguarda la definizione di “pena illegale”. La Cassazione, rifacendosi a un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha chiarito che tale concetto non è estensibile a qualsiasi presunto errore nel calcolo della pena. Si considera “illegale” solo la pena che:

1. Per specie o quantità, non corrisponde a quella astrattamente prevista dalla norma incriminatrice, collocandosi al di fuori del sistema sanzionatorio.
2. È stata determinata applicando una cornice edittale dichiarata incostituzionale o individuata violando il principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole.

Nel caso di specie, la pena concordata e applicata rientrava pienamente nei limiti previsti dalla legge per i reati contestati, escludendo quindi ogni profilo di illegalità.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili basandosi su argomentazioni nette. In primo luogo, la motivazione della sentenza impugnata, seppur sintetica come tipico del rito del patteggiamento, era stata ritenuta adeguata, in quanto faceva riferimento alla piattaforma investigativa e condivideva la qualificazione giuridica data dall’accusa. I motivi di ricorso, invece, si sono rivelati non solo generici ma anche al di fuori del perimetro tracciato dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. I giudici hanno ribadito che la valutazione sulla sussistenza di una causa di proscioglimento è preclusa in sede di legittimità quando si impugna un patteggiamento, a meno che non emerga in modo palese e indiscutibile dagli atti. Dato che i ricorsi erano inammissibili, la Corte ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura deflattiva del patteggiamento e la stabilità delle sentenze che ne derivano. Chi sceglie questo rito processuale accetta una definizione rapida del processo in cambio di uno sconto di pena, ma rinuncia implicitamente a un’ampia facoltà di impugnazione. Il ricorso in Cassazione resta un rimedio eccezionale, esperibile solo per vizi gravi e specificamente individuati dalla legge. La decisione serve da monito: non è possibile utilizzare l’appello in Cassazione per rimettere in discussione l’opportunità dell’accordo raggiunto, ma solo per denunciare violazioni procedurali o sanzionatorie di eccezionale gravità, come l’applicazione di una pena concretamente “illegale”.

È sempre possibile impugnare in Cassazione una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento è possibile solo per i motivi tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, quali problemi nel consenso, erronea qualificazione giuridica, o illegalità della pena.

Cosa si intende per “pena illegale” secondo la Suprema Corte?
Per “pena illegale” si intende una pena che, per tipo o quantità, non rientra in quella prevista dalla legge per il reato, oppure una pena determinata sulla base di una norma dichiarata incostituzionale o in violazione del principio di irretroattività della legge più sfavorevole.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato dalla Corte in base ai profili di colpa nell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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