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Ricorso in cassazione: i limiti dell’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due persone condannate per spaccio. La sentenza chiarisce che il ricorso in cassazione è precluso per contestare una pena patteggiata in appello, se non per vizi specifici. Inoltre, la determinazione della pena e la valutazione sulla provenienza illecita del denaro sequestrato, se logicamente motivate, non sono sindacabili in sede di legittimità.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in cassazione: i limiti su pena concordata e dosimetria

Quando è possibile presentare un ricorso in cassazione e quali sono i suoi limiti? Una recente ordinanza della Suprema Corte offre importanti chiarimenti, in particolare riguardo alle sentenze che applicano una pena concordata in appello e alle censure sulla dosimetria della pena. Comprendere questi confini è cruciale per sapere quando un’impugnazione ha reali possibilità di successo.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda due conviventi condannati per spaccio di sostanze stupefacenti. In appello, uno dei due aveva raggiunto un accordo sulla pena (il cosiddetto “concordato in appello” previsto dall’art. 599-bis c.p.p.), mentre la convivente era stata condannata. La Corte d’Appello aveva inoltre disposto la confisca di una somma di denaro trovata in una cassaforte nell’abitazione della coppia.

Entrambi hanno presentato ricorso in Cassazione. L’uomo lamentava l’eccessività della pena concordata, sostenendo che fosse stata calcolata partendo dal massimo edittale senza un’adeguata motivazione. La donna, invece, contestava sia la quantificazione della sua pena, sia la confisca del denaro, asserendo che fosse il frutto dell’attività lavorativa lecita di suo padre.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso in cassazione su due argomenti principali:

1. Eccessività della pena: Per il primo ricorrente, la pena patteggiata era ingiustamente alta. Per la seconda, il giudice non aveva motivato adeguatamente la scelta della sanzione.
2. Illegittimità della confisca: La seconda ricorrente sosteneva che il denaro sequestrato non fosse provento di reato, ma appartenesse a suo padre, e che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare questa circostanza.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo una chiara lezione sui limiti di questo strumento di impugnazione.

Il Ricorso contro la Pena Concordata è Quasi Sempre Inammissibile

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la sentenza che recepisce un concordato in appello non è quasi mai impugnabile. Il ricorso in cassazione è ammesso solo per motivi eccezionali, come vizi nella formazione della volontà di patteggiare o un’applicazione di una pena palesemente illegale. Non è possibile, invece, lamentare semplicemente che la pena sia “troppo alta”, poiché l’accordo stesso implica una rinuncia a contestare questo aspetto.

La Discrezionalità del Giudice sulla Dosimetria della Pena

Anche il motivo relativo alla dosimetria della pena è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ricordato che la determinazione della pena tra il minimo e il massimo previsti dalla legge rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere è sindacabile in sede di legittimità solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la pena facendo riferimento a elementi concreti: la flagranza di reato, il ruolo attivo della donna, il ritrovamento di un bilancino di precisione e la continuità dell’attività di spaccio.

La Logicità della Motivazione sulla Confisca

Infine, la Corte ha ritenuto manifestamente infondato il motivo sulla confisca. La sentenza impugnata aveva fornito una motivazione ampia e logica per escludere che il denaro fosse di provenienza lecita. Gli elementi considerati erano molteplici e convergenti:

* Le chiavi della cassaforte erano detenute dal convivente, non dalla figlia del presunto proprietario.
* Gli imputati erano stati trovati con una cospicua somma di denaro dopo l’attività di spaccio serale.
* Le banconote erano di vario taglio, confezionate sottovuoto e custodite insieme a un bilancino di precisione.
* Mancava qualsiasi riscontro contabile attendibile sugli introiti dell’attività del padre.
* L’attività commerciale del padre si svolgeva in un altro Comune.

Tutti questi indizi, letti insieme, rendevano la tesi della provenienza illecita del denaro del tutto plausibile e logicamente fondata.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine della procedura penale. In primo luogo, il concordato in appello è un istituto che si basa sulla volontà delle parti di definire il processo, accettando una certa pena in cambio della rinuncia ad altri motivi di gravame. Ammettere un ricorso in cassazione per la mera entità della pena snaturerebbe questo istituto. In secondo luogo, il giudizio di legittimità della Cassazione non è un terzo grado di merito. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici delle fasi precedenti, ma deve limitarsi a verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che le motivazioni siano logiche e non contraddittorie. Nel caso in esame, le motivazioni della Corte d’Appello, sia sulla pena che sulla confisca, erano state ritenute complete, coerenti e prive di vizi logici, rendendo così il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che il ricorso in cassazione è uno strumento da utilizzare con cognizione di causa, non una terza opportunità per ridiscutere i fatti. Le censure sulla quantità della pena sono ammesse solo in casi di palese irragionevolezza, mentre le sentenze basate su un accordo tra le parti sono quasi blindate. Per quanto riguarda le misure patrimoniali come la confisca, la solidità e la coerenza della motivazione del giudice di merito sono l’argine principale contro le contestazioni in sede di legittimità.

È possibile contestare l’entità di una pena decisa con un ‘concordato in appello’?
No, di norma non è possibile. Il ricorso in Cassazione è ammesso solo se si denunciano vizi relativi alla formazione della volontà di accordarsi, al consenso del pubblico ministero, o se la pena applicata risulta illegale. Non si può contestare la pena perché ritenuta semplicemente eccessiva.

Quando è sindacabile in Cassazione la decisione del giudice sulla quantità della pena (dosimetria)?
La valutazione del giudice sulla misura della pena è ampiamente discrezionale. Può essere contestata in Cassazione solo quando la quantificazione è il risultato di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, non per una mera divergenza di valutazione.

Come ha giustificato la Corte la provenienza illecita del denaro sequestrato?
La Corte ha confermato la decisione basata su una serie di indizi gravi, precisi e concordanti: le chiavi della cassaforte erano in possesso di uno degli imputati (e non del presunto proprietario), il denaro era confezionato in modo anomalo (sottovuoto) e custodito insieme a uno strumento per il reato (bilancino), e mancava qualsiasi prova contabile attendibile che ne dimostrasse l’origine lecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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