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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame di merito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per reati legati agli stupefacenti. La sentenza sottolinea che il ricorso in Cassazione non consente un nuovo esame dei fatti, ma solo un controllo sulla corretta applicazione della legge, ribadendo l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti e nella determinazione della pena.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12168 del 2024, offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità, chiarendo perché un ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. La decisione riguarda il caso di due soggetti condannati per plurime violazioni della normativa sugli stupefacenti, i cui ricorsi sono stati dichiarati inammissibili. Analizziamo la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Processo

Il percorso giudiziario ha origine con una sentenza di condanna emessa dal GIP del Tribunale di Rimini. La decisione viene appellata dagli imputati e la Corte d’Appello di Bologna, pur riformando parzialmente la pena, conferma la loro responsabilità penale. Non soddisfatti, i due condannati decidono di presentare distinti ricorsi per Cassazione, sperando di ottenere un esito a loro più favorevole.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I motivi di impugnazione presentati erano diversi e articolati. Un ricorrente lamentava esclusivamente il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, ritenendo la decisione della Corte d’Appello ingiusta.

Il secondo ricorrente, invece, sollevava ben cinque motivi di doglianza:

1. Errata affermazione della responsabilità a titolo di concorso.
2. Ingiusto riconoscimento dell’aggravante dell’ingente quantità di stupefacente.
3. Mancata applicazione dell’attenuante della minima partecipazione al fatto (art. 114 c.p.).
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
5. Eccessività della pena inflitta.

In sostanza, entrambi gli imputati contestavano aspetti legati alla valutazione della loro condotta e alla commisurazione della sanzione, cercando di ottenere dalla Suprema Corte una rivalutazione che i giudici di merito avevano già negato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito delle singole richieste, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che le doglianze sollevate non potevano trovare accoglimento in quella sede. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Corte spiega la sua decisione. La sentenza ribadisce principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

La Discrezionalità del Giudice di Merito

Per quanto riguarda le attenuanti generiche e la dosimetria della pena, la Corte ricorda che il giudice di merito gode di un potere ampiamente discrezionale. Non è tenuto a fornire una motivazione analitica per ogni singolo elemento considerato, essendo sufficiente che la sua decisione appaia equa, proporzionata e non arbitraria. Il sindacato della Cassazione su questi punti è limitato a verificare la presenza di un ragionamento manifestamente illogico o arbitrario, evenienze non riscontrate nel caso di specie. La pena, inoltre, era stata contenuta nella “media edittale”, a riprova di un esercizio ponderato del potere sanzionatorio.

Il Principio della “Doppia Conforme” e i Limiti del Ricorso in Cassazione

Con riferimento agli altri motivi sollevati dal secondo ricorrente, la Corte evidenzia la presenza di una cosiddetta “doppia conforme”: sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la responsabilità penale. In questi casi, le motivazioni delle due sentenze di merito si integrano a vicenda. Il ricorso in Cassazione, secondo la Corte, si limitava a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dai giudici dei gradi precedenti, senza una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza d’appello.

La Corte sottolinea che tali doglianze erano “in punto di fatto”, mirando a una “rivalutazione o alternativa rilettura delle fonti probatorie”. Questo tipo di attività è preclusa nel giudizio di legittimità, il cui scopo non è riesaminare le prove, ma assicurare l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento è un monito fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rimettere in discussione le valutazioni fattuali operate dai giudici di merito. Per avere successo, un ricorso deve basarsi su vizi di legittimità concreti, come la violazione di una norma di legge o un vizio logico grave e palese nella motivazione. La semplice riproposizione di argomenti già vagliati e disattesi, senza una critica mirata alla sentenza impugnata, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare la valutazione delle prove in un ricorso in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione non riesamina le prove né i fatti del processo. Il suo compito è limitato a un controllo di legittimità, ovvero verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Perché la Corte ha ritenuto inammissibile la richiesta sulle attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo perché la concessione o il diniego delle attenuanti generiche rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, cosa che non è stata riscontrata in questo caso.

Cosa significa che le sentenze di merito si “integrano a vicenda” in caso di “doppia conforme”?
Significa che quando due sentenze (primo e secondo grado) giungono alla stessa conclusione sui fatti, le loro motivazioni formano un corpo unico e coerente. Per contestare efficacemente questa ricostruzione in Cassazione, non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni, ma è necessario individuare un vizio specifico nella motivazione della sentenza d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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