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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame della pena

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16558/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello. Il caso chiarisce i limiti del ricorso in Cassazione, sottolineando che la valutazione sull’entità della pena e sulla concessione delle attenuanti generiche spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o arbitraria. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando la Pena Diventa Intoccabile

Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma i suoi poteri sono ben definiti e limitati. Non si tratta di un ‘terzo processo’ dove tutto può essere ridiscusso. Una recente ordinanza della Suprema Corte (n. 16558/2025) ribadisce con forza questo principio, chiarendo i confini invalicabili per chi intende contestare l’entità di una pena decisa nei gradi precedenti. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio come funziona il giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Due persone, condannate dalla Corte d’Appello di Catanzaro, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Tra i vari motivi, hanno contestato la decisione dei giudici di merito riguardo alla quantificazione della pena e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. In sostanza, i ricorrenti chiedevano alla Suprema Corte una nuova valutazione, più favorevole, degli elementi che avevano portato alla loro condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto le richieste, dichiarando i ricorsi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o dell’innocenza, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza giuridica del procedimento seguito. La Corte ha stabilito che le questioni sollevate dai ricorrenti non erano ammissibili in sede di legittimità e, in ogni caso, erano manifestamente infondate. Di conseguenza, oltre a vedere il loro ricorso respinto, i due individui sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui i giudici supremi hanno spiegato il loro verdetto. La Corte ha ribadito due principi fondamentali del diritto processuale penale:

1. Discrezionalità del Giudice di Merito sulla Pena: La determinazione della pena (la cosiddetta ‘graduazione’) rientra nel potere discrezionale del giudice che ha esaminato i fatti (primo grado e appello). Questo potere deve essere esercitato seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del Codice Penale, che includono la gravità del danno, l’intensità del dolo o il grado della colpa. Un ricorso in Cassazione non può chiedere una ‘nuova valutazione’ della congruità della pena. L’intervento della Suprema Corte è possibile solo se la decisione del giudice di merito è frutto di puro arbitrio, si basa su un ragionamento palesemente illogico o è priva di una motivazione adeguata. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse sufficiente e logica.

2. Motivazione per il Diniego delle Attenuanti Generiche: Anche la decisione di concedere o negare le attenuanti generiche è un potere discrezionale del giudice di merito. Secondo una giurisprudenza consolidata, per motivare il diniego non è necessario un’analisi dettagliata di ogni singolo elemento, ma è sufficiente che il giudice faccia un riferimento congruo agli elementi che ha ritenuto decisivi per la sua scelta. Anche su questo punto, la Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione adeguata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria dei limiti del ricorso in Cassazione. Questo strumento non serve a rimettere in discussione le valutazioni di fatto e le scelte discrezionali (se correttamente motivate) dei giudici di primo e secondo grado. La Cassazione è ‘giudice della legge’, non ‘giudice del fatto’. Pertanto, chi intende impugnare una sentenza di condanna deve concentrarsi su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o la manifesta illogicità della motivazione, piuttosto che sperare in un riesame completo della propria posizione. La decisione conferma che una pena, seppure severa, diventa definitiva se supportata da una motivazione coerente e non arbitraria.

È possibile contestare l’entità della pena con un ricorso in Cassazione?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. La sua determinazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito. L’intervento della Cassazione è ammesso solo se la decisione è arbitraria, illogica o priva di una sufficiente motivazione.

Cosa è sufficiente al giudice per negare le attenuanti generiche in modo legittimo?
Secondo la giurisprudenza consolidata citata nell’ordinanza, per motivare il diniego delle attenuanti generiche è sufficiente un congruo riferimento, da parte del giudice di merito, agli elementi che ha ritenuto decisivi o rilevanti per la sua decisione.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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