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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame del fatto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. L’ordinanza chiarisce che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione dei fatti, ma solo per contestare errori di diritto. Vengono inoltre esaminate le ragioni del diniego delle attenuanti, inclusa quella per danno di speciale tenuità, negata a causa della rottura della vetrina del locale derubato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione per Furto: Quando l’Appello è Inammissibile

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti e le condizioni di ammissibilità del ricorso in Cassazione in materia penale. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno dichiarato inammissibile l’appello di un uomo condannato per furto aggravato, ribadendo principi fondamentali del nostro sistema processuale. L’analisi del caso permette di comprendere perché non tutte le doglianze possono trovare accoglimento in sede di legittimità.

I Fatti del Caso e il Percorso Giudiziario

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato. Nello specifico, l’imputato si era impossessato di una somma di 150 euro dopo aver infranto la vetrina di un ristorante. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di condanna, spingendo la difesa a presentare ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il proprio ricorso su tre motivi principali, ciascuno dei quali è stato attentamente vagliato e infine respinto dalla Suprema Corte.

La Presunta Mancanza della Condizione di Procedibilità

Il primo motivo sollevava una questione procedurale: la difesa sosteneva che mancasse la condizione di procedibilità del reato. La Corte ha ritenuto tale motivo manifestamente infondato, rilevando che la persona offesa aveva sporto querela tempestivamente, rispettando i termini previsti dalla disciplina transitoria introdotta dal D.Lgs. n. 150 del 2022.

La Contestazione sulla Ricostruzione dei Fatti

Con il secondo motivo, il ricorrente contestava la motivazione della sentenza di condanna, proponendo una diversa ricostruzione dei fatti. Anche in questo caso, la Corte ha respinto la doglianza, qualificandola come un tentativo inammissibile di ottenere un nuovo giudizio di merito. I giudici hanno sottolineato che il ricorso in Cassazione serve a controllare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non a rivalutare le prove e i fatti già accertati nei gradi precedenti.

L’Eccessività della Pena e il Diniego delle Attenuanti

Infine, la difesa lamentava l’eccessività della pena e il mancato riconoscimento di due tipi di circostanze attenuanti:
1. Le attenuanti generiche: negate a causa della personalità negativa dell’imputato, desunta dalla commissione di due reati simili nello stesso giorno.
2. L’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.): negata perché, oltre al furto della somma di denaro, l’imputato aveva causato un danno ulteriore rompendo la vetrina del locale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza, fornendo motivazioni chiare per ciascun punto. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza. Il ruolo della Cassazione non è quello di un terzo grado di giudizio sul fatto, ma di un organo che vigila sulla corretta interpretazione delle norme. È preclusa ai giudici di legittimità la rilettura degli elementi di fatto o l’adozione di criteri di valutazione diversi da quelli scelti dal giudice di merito, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica o contraddittoria, cosa non riscontrata nel caso di specie.

In merito alla pena, la Corte ha ribadito che la sua quantificazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale deve motivare la sua scelta facendo riferimento ai criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. Nel caso specifico, la motivazione è stata ritenuta adeguata.

Di particolare interesse è la motivazione sul diniego dell’attenuante del danno di speciale tenuità. La Corte ha precisato che per la sua applicazione è necessario che il pregiudizio sia lievissimo, quasi irrisorio. La valutazione non deve limitarsi al valore della cosa sottratta (150 euro), ma deve includere anche gli “ulteriori effetti pregiudizievoli” subiti dalla vittima, come la rottura della vetrina. Questo danno accessorio ha impedito di qualificare il pregiudizio totale come di speciale tenuità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma che un ricorso in Cassazione deve essere fondato su precise censure di diritto e non può trasformarsi in un appello mascherato volto a rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. La decisione ribadisce la necessità di valutare il danno patrimoniale in modo complessivo ai fini del riconoscimento dell’attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p., considerando non solo il valore del bene sottratto ma anche ogni conseguenza dannosa direttamente collegata all’azione criminale. Infine, la declaratoria di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a testimonianza delle conseguenze negative di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati o miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione controlla solo la corretta applicazione della legge, non riesamina le prove.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No. La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che le norme giuridiche siano state applicate correttamente dai giudici dei gradi precedenti, senza poter entrare in una nuova analisi delle prove o della ricostruzione dei fatti.

Perché non è stata concessa l’attenuante del danno di speciale tenuità nonostante il furto riguardasse solo 150 euro?
L’attenuante non è stata concessa perché la valutazione del danno non si limita al valore della somma sottratta. La Corte ha considerato anche il danno aggiuntivo causato dall’imputato, ovvero la rottura della vetrina del ristorante, ritenendo che il pregiudizio complessivo per la persona offesa non fosse di “speciale tenuità”, cioè quasi irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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